“Quando finirà l’assedio, ti chiederò di sposarmi”.
 Ecco cosa c’è scritto sul muro in questa foto condivisa dalla reporter specializzata in Medio Oriente Louisa Loveluck sul suo account Twitter.
E il muro si trova ad Aleppo. Sì, in Siria. Lì dove da più di cinque anni è esplosa la guerra. Una guerra così caotica che non si riesce neanche a capire il numero esatto di vittime.
Quindi fermatevi. Riguardate la foto. Ripetete ad alta voce: “Quando finirà l’assedio ti chiederò di sposarmi”. Perché in questa immagine, in queste poche parole c’è davvero tutto quello che c’è da sapere, su ogni cosa.
Confessione: quando ho iniziato a scrivere questo Buondì avevo già in mente tutto ciò che avrei voluto dire. Poi girellando per il web mi sono imbattuta nel post di Anna Mallamo, giornalista e blogger. E lì ho visto le mie parole appena scritte, talmente uguali da sembrare fotocopiate. Ho avuto l’impulso di cancellare tutto e ripartire, ma poi ci ho ripensato. Perché non è un caso che davanti alla stessa foto a me e alla Mallamo siano venute in mente le stesse parole, ma la vera dimostrazione che questa immagine dice tutto da sola, ad ognuno di noi.
(Post apparso su Facebook di Anna Mallamo sulla foto di Louisa Loveluck)

(Post su Facebook di Anna Mallamo)

Ad Aleppo si ama, anche in mezzo alla guerra, alle macerie, al sangue.
Ad Aleppo si ama, e questa è una delle migliori notizie che il mondo potrebbe darci, perché è una cosa a cui non pensiamo mai: anche nell’orrore il buono continua a esistere, aggrappato con le unghie e con i denti. Il buono, l’amore, che vanno protetti. Difesi. Non lasciati soli. Per arrivare ad avere la vera migliore notizia che il mondo potrebbe regalarci e che aspettiamo da troppo tempo: ad Aleppo, in Siria, non si muore più.
La guerra è incomprensibile. Si dice anche sull’amore, ma non è vero. Perché l’amore lo proviamo tutti, a modo nostro. La guerra no, per fortuna. E se le immagini di Aleppo, della Siria distrutta, dei morti, del dolore riusciamo a volte a guardarle con distacco, tragicamente assuefatti dal male, davanti a questa foto non si può sentirsi lontani, diversi da chi sta vivendo l’orrore. Finalmente ci sentiamo tutti uguali, esattamente come chi ha scritto quella frase sul muro di Aleppo: siamo esseri umani.
Ad Aleppo si ama. E questo dovrebbe bastare a tutti per capire da che parte stare, sempre, comunque, dovunque.
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