È mercoledì sera, sono al computer a cercare notizie sul National Hugging Day – Giornata dell’Abbraccio – che, secondo il calendario Plan The Moment fornito da Twitter con tutti gli eventi hashtaggabili e universali, sarebbe dovuto cadere domani, 27 ottobre 2016.

E mentre son qui che cerco e non capisco quand’è la giornata in cui tutti devono abbracciarsi, il divano comincia a tremare.
Vivo a Roma da meno di un anno e insomma, a Milano non esistono i terremoti.
Mi scaravento in strada, e in strada sembra che nessuno se ne sia accorto. Aspetto dieci minuti e torno a casa, al quarto piano. Finita la cena, ecco la seconda scossa che mi fa risalire le crepes appena ingurgitate.
Non sto qui a farla lunga, ma tutto questo tremare mi ha un po’ spaventata (al momento non ci sono morti, per fortuna) e ho pensato che alla fine chisseneimporta se domani non è proprio National Hugging Day, perché gli abbracci andrebbero dati e ricevuti sempre, durante e dopo una scossa di terremoto, quando si incontra una persona alla quale si vuol bene, quando si è molto felici, quando si è molto tristi, per consolare, per incoraggiare, per dormire meglio.

Ed è anche una cosa un po’ squallida che si debba istituire una giornata per incoraggiare le persone ad abbracciare amici e familiari; che siamo, dei cuori di pietra?

Abbracciare è bello, fa bene, è terapeutico:
pare che stimoli la produzione di emoglobina – una proteina che porta ossigeno ai tessuti – e quindi ringiovanisca la nostra pelle;
favorisce l’autostima;
produce ossitocina, che allevia lo stress;
abbassa la pressione sanguigna;
comprime il sistema nervoso e quindi tranquillizza (questo me lo ha insegnato Grey’s Anatomy).

Dunque ci interessa che l’Hug Day sia il 27 ottobre o il 21 gennaio? No, infatti.
Abbracciamoci, ascoltando, sentendo i cuori, stretti stretti o solo vicini, con il naso tra i capelli (dell’altro) o la guancia sulla spalla, con le braccia attorno al collo o sotto le ascelle (sempre dell’altro); abbracciate i vostri cani o i vostri gatti, abbracciati gli alberi, abbracciati i nonni e godeteveli, abbracciate i genitori come quando eravate all’asilo, abbracciate i vostri fratelli e sorelle che se anche sono lontani, sono sempre i più vicini, abbracciate i vostri figli che poi quando saranno cresciuti dovrete tirare fuori la carta della Giornata dell’Abbraccio, abbracciate i vostri compagni che a volte ce ne dimentichiamo, fatevi abbracciare, abbracciate, che la terra trema ma le nostre braccia no!

 

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