Il mese scorso, quando interi paesi crollavano per le scosse di terremoto, i principali quotidiani online davano notizie della Capitale presa dal panico.
Si leggeva di case evacuate a causa di una grossa crepa tra due palazzine, gente impaurita che dormiva in auto, una Roma in ginocchio.
Con quello spirito curioso/morboso/niente-di-meglio-da-fare dei vecchini che guardano i cantieri, sono andata a fare il giro di Roma con l’articolo di Repubblica sotto mano seguendo l’itinerario delle catastrofi. Ho scoperto che la crepa che separa le due palazzine è lì da 40 anni, che la gente che dormiva in auto non era a Roma e che i romani passeggiavano al sole come tutte le domeniche.
Il traffico era sì congestionato, come sempre, e soprattutto era aggravato dalla presenza massiccia di troupe di giornalisti mandati fuori di corsa a testimoniare il panico. E bloccavano il traffico perché non sapevano dove e cosa inquadrare.

(Repubblica.it 30 ottobre 2016)

(Repubblica.it 30 ottobre 2016)

Perché certo, è piuttosto stuzzicante sapere che la città eterna sta per crollare, è più interessante dire che alcuni inquilini di un palazzo hanno vissuto attimi di terrore perché un’ascensore si è bloccato durante il terremoto e che i romani che sono scesi per strada erano nel panico, anziché giustamente spaventati e apprensivi. Però mi sono chiesta perché alimentare una paura con il niente. Un po’ come io che ho il terrore degli squali e non faccio altro che cercare su youtube gli shark attack.

In questi giorni invece si parla di Milano Violenta: nel corso della settimana passata si sono ammazzati tra di loro, in 2 episodi slegati, 1 domenicano e 2 filippini. Questo è stato l’allarme, lunedì mattina ogni programma televisivo di informazione raccontava Milano come una succursale di San Pedro Sula, dove la quotidianità è andare in giro con un coltello nello stivale di Prada e un paio di P38 in borsa.
La stessa Milano che un mese fa era il fiore all’occhiello dello Stivale, ora invoca l’esercito: lo invoca il Sindaco Sala che a ben vedere lo chiedeva già in campagna elettorale, lo invoca la Lega, lo invocano le sciure che hanno guardato la televisione e ora hanno paura di andare a fare la spesa.

E non importa se la Questura di Milano (nota per trasmettere dati per difetto) dice che i reati sono diminuiti dell’8,14 per cento rispetto all’anno precedente, i media hanno deciso che Milano è violenta e ha fatto passare alla grande questo messaggio, e le destre son ben contente di poter dire che è colpa della sinistra e cavalcare la sensazione di pericolo che si diffonde da nord a sud indistintamente provocata da accoltellate o terremoti, da migranti o gang latinos.

Ma non stupiamoci degli americani e degli inglesi che hanno votato Trump e sì alla Brexit, perché siamo esattamente come loro, dei mammalucchi creduloni reazionari con la fobia degli squali.
Se crediamo di essere delle elite alfabetizzate super partem, è nostro dovere non cedere al populismo e alla demagogia, ed è altrettanto nostro dovere creare reti che siano l’opposto dell’elitarismo, che creino dialogo, che si confrontino non solo tra di loro di fronte a un bicchiere di vino rosso rancido, ma anche con chi la pensa diversamente, soprattutto. E soprattutto con chi non la pensa affatto ma la assimila passivamente.
Cambiamo (cambiate) modo di fare informazione, smettetela con la politica dell’audience e dei like perché ci state rovinando il futuro.
Ci state facendo venir voglia di non fare più il bagno al mare, a Cesenatico.

E que viva Pollyanna siempre, lo penso sempre di più.

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