Cittadini che si autotassano per aiutare le persone in difficoltà. Fantasia? No, assoluta realtà. E succede proprio in via Padova (foto di Latituteslife), una delle strade più multietniche di Milano, spesso alla ribalta sui media per casi di cronaca nera, come per l’omicidio, sabato scorso, di Antonio Rafael Ramirez, dominicano di 37 anni. Un regolamento di conti tra gang di sudamericani implicate nello spaccio di droga.

La via Padova delle difficoltà la conosciamo, ma c’è anche una via Padova che in pochi conoscono e che invece merita di essere illuminata, perché è un esempio che tutti dovremmo seguire.

È la via Padova di circa una cinquantina di persone, cittadini di ogni età, nazionalità e ceto sociale, che da un paio di anni hanno deciso naturalmente di non girare la testa davanti alle difficoltà delle persone che incontrano tutti i giorni, ma di rimboccarsi le maniche e fare la propria parte autotassandosi o fornendo le proprie competenze e il proprio tempo a chi chiede aiuto. Sono amici, vicini di casa o di quartiere, colleghi, persone che si sono conosciuti durante la coinvolgente campagna elettorale di Pisapia o che si sono incontrati a eventi di quartiere o facendo la spesa negli stessi negozi, prendendo lo stesso autobus tutti i giorni per andare a lavoro.

Sono un gruppo informale, senza nome, senza identità, e tale vogliono restare: «Non voglio e non vogliamo che vengano fatti nomi di nessuno degli appartenenti a questa “comunità” – ci spiega uno di loro – Non per problemi di privacy, per carità, ma perché semplicemente non vogliamo diventare qualcuno. Non diventeremo né un’associazione né un comitato. Siamo solo un gruppo di cittadini, essere umani, che fa quello che è giusto: aiutare chi ha bisogno. Se viviamo in una società in cui le persone attorno a noi non stanno bene, è dovere di tutti dare il proprio contributo. Se quelli intorno a noi soffrono, viviamo peggio tutti quanti».

Un messaggio semplice, diretto, che colpisce come una secchiata d’acqua fredda di realtà: «Facciamo semplicemente ciò che è giusto».

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(Un murales in via Padova, foto di Repubblica.it)

Circa ogni mese da un paio di anni questo gruppo di persone si riunisce e mette a disposizione ciò che ha per dare una mano a chi chiede aiuto «Niente è programmato, ognuno di noi racconta le richieste di chi ha incontrato e cerchiamo insieme di capire cosa possiamo fare. A volte c’è da pagare una bolletta, da fornire una consulenza per uno sfratto, da accompagnare qualcuno dal medico. Il contributo è volontario, sia in termini di soldi che di tempo. Nessuno si sente obbligato, nessuno chiede spiegazioni o il nome della persona che deve essere aiutata. L’importante è l’obiettivo: migliorare la vita di tutti».  E i soldi sono il problema minore: «Spesso – ci spiegano – quello che serve è presenza, un aiuto concreto. Lo stato sociale a volte latita, se hai bisogno di un appuntamento con un assistente sociale, con un medico, a volte bisogna aspettare mesi e nel frattempo il problema si amplia. Noi puntiamo a dare aiuti concreti subito».

Eccola qui la via Padova di cui nessuno parla e che stupisce per la sua accecante bellezza umana. Per la semplicità con cui queste persone hanno deciso di cambiare le cose, davvero, nel modo più vero e concreto che si possa fare: essendo presenti, in ogni senso. «Via Padova appare sui giornali e nei canali televisivi come una realtà allo sfascio e la risposta è invocare l’esercito – dicono i cittadini – ma l’esercito è un palliativo inutile. Vivendo qui abbiamo visto realtà e vite bellissime, ma anche situazioni di degrado assolute che non si possono risolvere con l’aumento della presenza delle forze dell’ordine. Si risolvono cercando di capire la realtà che le persone vivono. Come possiamo pretendere un comportamento civile da persone che vivono abbandonate a loro stesse in situazioni ai limiti dell’umano? Dobbiamo prenderci cura delle persone, del bello. E allora anche queste persone si prenderanno cura di ciò che le circonda».

Grazie via Padova. E grazie al giornalista Dario Paladini che ci ha fatto conoscere questa realtà.

Prendiamo esempio.

 

 

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