”In un attimo tutto è cambiato”, “È successo tutto in un secondo”. Quante volte abbiamo pronunciato questa frase? Io, almeno, innumerevoli.

Corriamo su e giù tutto il giorno convinti che il tempo a nostra disposizione non sia mai abbastanza per fare niente: stare con chi si ama, consegnare un progetto, dormire.  Preghiamo che le giornate si allunghino, che le 24 ore diventino magicamente 36. E poi ci sorprendiamo delle piccoli grandi rivoluzioni istantanee: ci rendiamo conto di essere innamorati in un attimo, ci lasciamo in un attimo, firmiamo contratti di lavoro in un attimo, ci spuntano i brufoli in un attimo, si scuoce la pasta in un attimo. Un secondo una cosa c’è e una cosa non c’è. Abbiamo un rapporto contorto con il tempo per cui scalpitiamo durante le attese e soffriamo le lancette che sembrano muoversi troppo velocemente.

Nell’ antica Grecia non solo avevano una diversa concezione del tempo, ma per analizzare meglio il concetto, gli avevano trovato proprio due nomi diversi. Il tempo quantitativo, inteso come misurazione matematica era il chrònos, quello qualitativo era invece il kairós

Se ci pensiamo bene la qualità del tempo non ha niente a che vedere con la sua durata, ma afferma che ogni punto del tempo (che sia un’ora, un secondo o un decennio), possiede una determinata qualità adatta a quello scorrere delle lancette. Espresso in altri termini, questo significa che in un determinato momento possono realizzarsi soltanto quei fatti i cui contenuti qualitativi corrispondono alla rispettiva qualità del tempo.  Vi sto intortando troppo?

Detto in parole povere: siamo a noi a decidere, sempre, che valore dare a ciò che succede nel momento in cui succede.

La vita ci dimostra quotidianamente che in un attimo possono accadere grandi cose. Il fatto è che ne accadono centinaia di migliaia ogni attimo, e se noi ci rendiamo conto solo a volte del valore di un attimo è semplicemente perché è la nostra percezione che in quel momento cambia. È la nostra volontà che smuove il tempo e che ci fa prendere una direzione o un’altra, tagliare o (ri)cucire, inseguire o abbandonare.

Serve un attimo per fare la differenza, se vogliamo.

Se non fidate di me guardate l’ultimo video degli Ok Go. 4.2 secondi: è quanto è bastato alla band americana per dare vita al videoclip del brano The One Moment.

Scegliete l’attimo che vi si addice e fate la differenza.

 

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