Viva tutte le generazioni, viva tutte le età.

Stamattina, per favore, guardatevi allo specchio e ditelo ad alta voce. E non solo per l’esempio – valido ogni secondo di ogni giorno –  di cui vi abbiamo parlato di Katsushika Hokusai. Ditevelo come un mantra, una promessa di rispetto. Questa volta nei confronti degli altri.

Nell’ultima settimana, visto il recente e tragico caso di cronaca nera di Ferrara, commentatori di ogni genere (qualificati e non) si sono, come sempre di fronte a queste brutte storie, sperticati in analisi e giudizi riguardo ai giovani d’oggi.

Superficiali. Viziati. Vuoti. Ignoranti. Senza valori. Eccole qui, alcune delle definizioni più ripetute sentite in televisione, in radio, in autobus e nei bar.

E i giovani hanno risposto alle precedenti generazioni. Superficiali (anche loro). Chiusi. Egocentrici. Bigotti. Superbi.

Ecco. Io direi anche basta. Per carità, cercare di comprendere gli inevitabili cambiamenti che avvengono nella società da generazione in generazione è necessario. Ma non così parzialmente. Perché tutti si dimenticano sempre una parte.

Dei giovani si parla poco sui media, ma non solo lì, a meno che non succeda qualcosa di eclatante. E purtroppo spesso l’eclatante fa rima con brutto negli ultimi tempi. E questo porta spesso le generazioni a isolarsi ancora di più.

A noi di Pollyanna piace il bello e quindi vogliamo mettere un punto a questa parzialità. Sottolineando quel 50% (se non di più) di cui pochi parlano e a cui pochissimo pensano, specialmente mentre veniamo bombardati di orrore.

Stamattina cari giovani guardate i più grandi e più anziani non come i nemici che non vi capiscono e che vi giudicano, ma come coloro che hanno sicuramente commesso degli errori (in gioventù, ma non solo) e che anche per quello possono invece ascoltarvi come pochi.

E voi, adulti e anziani, smettete di scuotere la testa davanti ai giovani come facevate al liceo davanti a un compito di matematica sulle derivate. Saranno anche incognite, ma la vita di chi non lo è? Date spazio nella vostra mente e nella vostra analisi a tutte quelle storie che non fanno numeri in televisione e sui giornali. Tutta quella gioventù che non trovando più le possibilità e i lavori che facevano i padri, si è inventata nuove occupazioni, che studia, che si prende cura dell’ambiente e della famiglia (qualunque essa sia).

Andiamo tutti oltre, sforziamoci di smettere di far sembrare che stiamo giocando per due squadre diverse, con regole diverse.

Non è così, non è mai stato così.

Siamo tutti parte di una grande squadra. Smettiamo di dimenticarcelo. 

 

 

 

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