Non abbiate paura e leggete fino in fondo. Questa è una storia a lieto fine, con una sorta di miracolo, ma nessuna invenzione o fantasia. Una storia che parla di Valentina, ma riguarda ognuno di noi. Prendetevi il vostro tempo e leggete.

“Abbiamo trovato un donatore compatibile con te al 100%. È un uomo tedesco, alto 1.90 e pesa 86 chili”.

Con questa frase è iniziata la terza vita di Valentina, splendida forte donna di 29 anni, che si è trovata a combattere prima un linfoma di Hodgkin e poi una leucemia mieloide acuta, probabilmente effetto collaterale proprio delle cure effettuate contro il primo tumore.

E come in molte storie, soprattutto quelle vere, per combattere un nemico così grande e forte serve una mano. Valentina dalla sua parte aveva la famiglia, gli amici, il compagno, la sua straordinaria forza, ma serviva di più. E quel più è arrivato grazie a quel gigante tedesco, alto 1.90, che ha deciso un giorno di voler diventare donatore di midollo osseo non sapendo di essere il più di Valentina, della sua famiglia, del suo compagno, dei suoi amici.

Il più, unico al mondo, che ha fatto la differenza, e Valentina adesso sta bene. Anzi, benissimo. Perché – ve l’avevo detto che c’era nella storia una specie di miracolo – contro ogni pronostico medico, Valentina è rimasta naturalmente incinta e lo scorso mese è nato Armin, suo figlio, a cui ha dato lo stesso nome del suo più.

Armin, il gigante donatore, senza saperlo, quel giorno in cui chissà dove in Germania ha scelto di diventare un donatore di midollo osseo, ha salvato non una, ma due vite.

Ecco, la nascita del piccolo Armin è davvero una bella sconfitta dell’impossibile, un evento raro, fuori dalle probabilità, ma la storia di Valentina e dell’Armin gigante dovrebbe e potrebbe essere la normalità.

Perché tutti coloro in grado di farlo dovrebbero quanto meno pensare, anche solo un attimo, che possono essere davvero il più, la differenza tra la vita e la morte di qualcuno nel mondo e diventare donatori di midollo osseo.

A volte mentre affrontiamo o guardiamo delle persone a noi care combattere contro grandi difficoltà ci ritroviamo a pregare di poter fare la differenza.

Bene, diventando donatori Admo (Associazione Italiana Donatori Midollo Osseo), possiamo esserlo davvero. Ognuno di noi è un essere unico al mondo. È arrivato il momento di sfruttare questa unicità. Potremmo davvero essere inconsapevolmente responsabili di una vita. 

Sono molte le persone che ogni anno in Italia e nel mondo necessitano di trapianto, ma purtroppo la compatibilità genetica è un fattore molto raro, che ha maggiori probabilità di esistere tra consanguinei. Per coloro che non hanno un donatore consanguineo, la speranza di trovare un midollo compatibile per il trapianto è dunque legata all’esistenza del maggior numero possibile di donatori volontari tipizzati, dei quali cioè sono già note le caratteristiche genetiche, registrate in una banca dati.

Solo una persona su 100mila è compatibile con chi aspetta il trapianto di midollo osseo.

Nel mondo sono quasi 29 milioni le persone iscritte nella rete dei registri eppure ancora non bastano per offrire una speranza a tutti i malati, circa 50.000 ogni anno, di cui 1.500 in Italia.

Gli ultimi dati riguardo alla generosità degli italiani donatori fanno ben sperare, ma non sono abbastanza. Aumenta la donazione di cellule staminali emopoietiche, quelle che si trovano nel midollo osseo, nel sangue periferico e in quello del cordone ombelicale. Preziose per combattere molte patologie gravi, prima fra tutte la leucemia. Prelievi che possono salvare vite. Oggi sono disponibili 370.108 potenziali donatori di cellule, fra loro 85.000 hanno già i requisiti necessari per incominciare le procedure di trapianto. Nei primi sei mesi del 2016, il registro nazionale Donatori di midollo osseo (Ibmdr) ha coordinato 97 donazioni, la maggior parte per curare italiani e 30 a favore di pazienti stranieri.  C’è maggior attenzione al tema, ma c’è ancora molto da fare, perché per trovare un donatore compatibile bisogna cercare fra migliaia di individui e per questo è necessario avere più persone disposte a donare.

E donare è semplice. Davvero. Basta continuare a leggere.

Come si diventa donatori?

Quando si parla di trapianto si intende la sostituzione di un midollo osseo malato o non funzionante, con cellule staminali sane in grado di rigenerare tutte le cellule del sangue, ricostituendo le normali funzioni ematologiche e immunologiche.

Ecco tutti gli step per diventare donatore.

 1-  Per diventare donatori di midollo osseo è necessario presentarsi, senza impegnativa medica, presso un Centro Donatori che aderisce al progetto, per sottoporsi al prelievo di un campione di sangue (come per una normale analisi). Il Centro Donatori farà firmare l’adesione al Registro Italiano Donatori Midollo Osseo.

2 – I risultati delle analisi verranno poi inseriti in un archivio elettronico gestito a livello regionale e a livello nazionale in cui si resterà fino ai 55 anni. Si viene richiamati solo se compatibili con un paziente in cerca di un donatore. In questo caso si viene sottoposti a ulteriori prelievi, sempre di sangue, per definire ancora meglio il livello di compatibilità. A questo punto entra anche in gioco la “serietà” del donatore: l’adesione iniziale firmata in corrispondenza del primo prelievo ha solo valore morale e fino all’ultimo il potenziale donatore può ritirarsi.

3 – Se il donatore non si ritira e tutto va bene per valutare l’effettiva idoneità passano circa 30 giorni tra le analisi e l’effettiva donazione. Tutte le analisi sono a carico del sistema sanitario nazionale e garantiscono anche la sicurezza del donatore durante la donazione.

4- L’anonimato del donatore è garantito a vita. Donatore e paziente possono comunicare, se lo desiderano, tramite i propri ospedali di riferimento.

Come funziona effettivamente la donazione?

La donazione può avvenire secondo due diverse modalità. La scelta dipende dalle indicazioni del trapiantologo, in base alle necessità del paziente e dalla disponibilità del donatore alla tipologia richiesta.

  1.  La modalità  più diffusa (nel 70% dei casi) è la donazione di CSE con prelievo da sangue periferico dopo stimolazione con fattori di crescita ematopoietici. La donazione in questo caso prevede la somministrazione di un farmaco nei 3-4 giorni precedenti il prelievo. Il farmaco è un “fattore di crescita” che ha la proprietà di rendere più rapida la crescita delle cellule staminali e di facilitarne il passaggio dalle ossa al sangue periferico; esso viene somministrato mediante iniezioni sottocutanee. Il prelievo di CSE avviene tramite un prelievo del sangue impiegando però separatori cellulari: il sangue, prelevato da un braccio, attraverso un circuito sterile entra in una centrifuga dove la componente cellulare utile al trapianto viene isolata e raccolta in una sacca, mentre il resto del sangue viene reinfuso dal braccio opposto. Il donatore sottoposto a tale donazione viene seguito e sottoposto a esami di controllo nei 30 giorni successivi alla donazione stessa, per evitare qualunque possibile, e al momento ignota, conseguenza. Inoltre verrà ricontattato sino a 10 anni dalla donazione per raccogliere eventuali segnalazioni.
  2. La seconda modalità di donazione è quella più “antica”, consistente cioè nel prelievo di midollo osseo ( CSE midollari ) dalle creste iliache posteriori e richiede la ospedalizzazione del volontario. Il prelievo avviene nel più vicino centro autorizzato, in anestesia generale o epidurale, con un intervento della durata media di circa 45 minuti.  Dopo il prelievo il donatore è tenuto normalmente sotto controllo per 48 ore prima di essere dimesso e si consiglia comunque un periodo di riposo precauzionale di 4-5 giorni. Il donatore generalmente avverte solo un lieve dolore nella zona del prelievo, destinato a sparire in pochi giorni. Verrà comunque ricontattato sino ad un anno dalla donazione per verificare il suo stato di salute. Questa operazione è effettuata nel 30% dei casi.

Con entrambe le modalità di raccolta di cellule staminali emopoietiche il donatore non subisce nessuna menomazione e per i giorni di riposo non deve chiedere né ferie né malattie. Tutto è previsto e pagato dallo Stato. 

Da non dimenticare, importantissima, anche la possibilità per le donne in gravidanza di donare il cordone ombelicale. Potete trovare tutte le informazioni qui oppure rivolgendovi entro la 36 settimana all’ospedale scelto per il parto.

Grazie per essere arrivati fino in fondo.

Diventate anche voi un Armin, salvate una vita.

 

 

Share

No comments so far.

Lascia un commento