Oggi è San Valentino. Io non l’ho mai festeggiato, non mi è mai interessato. E anche le critiche a San Valentino non mi sono mai interessate. Trovo entrambi piuttosto noiosi.

Chi invece non mi è mai sembrato noioso è mio babbo. E oggi è il suo compleanno. E so bene che chiunque l’abbia conosciuto direbbe la stessa cosa e questo deve bastarvi perché non voglio parlarvi di lui. Sono riservata e poi non sarei mai soddisfatta della mia descrizione. Niente mi sembrerebbe mai abbastanza. Una cosa però tra le mille che mi ha insegnato la posso dire: evviva la curiosità.

La curiosità non solo ci spinge a scoprire sempre nuove cose e a non farci mai annoiare, ma ci rende anche vogliosi di testare l’impossibile. Testare nel senso di sfidarlo e superarlo.

Quasi un mese fa sono stata ospite di una serata di magia condotto dal giornalista, viaggiatore, illusionista Luciano Donzella. Luciano fa magie non solo sul palco, ma anche con le parole e racconta storie che sembrano impossibili. E invece sono vere. E ci illuminano su tante cose.

Oggi, con le parole di Luciano, ve ne racconto una che potete trovare anche sul suo blog.

La storia di Wang Enlin, 60 anni, contadino cinese che nel villaggio di Yushutun, provincia di Heilongjiang, faceva una vita fatta di lavoro e poco più. Da sempre. Poi, una notte, mentre giocava a carte con i suoi amici,  Wang ha visto improvvisamente la sua casa e la sua terra inondate dalle acque di scarico provenienti da una fabbrica vicina dove si produceva PVC. Il territorio fu invaso da materiali di scarico altamente inquinanti che rovinarono il raccolto e resero la terra incoltivabile per anni. Ma un documento ufficiale del 2001 attestò che non vi erano stato effetti a lungo termine.

Wang Enlin non si diede per vinto come tutti gli altri. Era poco più che analfabeta, ma decise comunque che era arrivato il momento di lottare. Iniziò a frequentare ogni giorno la biblioteca, e si mise a studiare libri di legge, da autodidatta, con l’ausilio solo di un dizionario. Non avendo soldi per comprare i libri, copiò a mano le parti più attinenti al suo caso. Studiò come un pazzo in ogni momento libero, per 14 lunghi anni. Poi fece causa all’azienda che aveva inquinato la sua terra, deciso ad ottenere giustizia per sé e per i suoi vicini.

In questi giorni ha colto il suo primo successo: il giudice gli ha dato ragione. Le famiglie del territorio contaminato potrebbero ricevere circa 96mila dollari di danni. L’azienda ha presentato appello contro la decisione. Non si sa come andrà a finire.

«Sapevo che avevo ragione – ha detto – ma non sapevo come provarlo. Sono certo che vinceremo. Ma anche se perderemo, continueremo a combattere». Così Wang Enlin continua a studiare. Questa volta però saranno in tanti a seguirlo. Tutti quelli che 15 anni fa dicevano che la sua era una battaglia impossibile.

Ecco. Wan Enlin, Luciano, mio babbo hanno tutti in comune una cosa: la consapevolezza che l’impossibile è sopravvalutato.

Non importa se oggi festeggerete oppure no, l’importante è riuscire a restare curiosi e a sfidare l’impossibile.

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