Ecosia, si chiama così il primo motore di ricerca ecologico con sede in Germania che ha già piantato ben 6 milioni di alberi.

Funziona così. Ecosia dichiara di finanziare i nuovi alberi destinandogli almeno l’80 per cento dei profitti derivanti dai click sui contenuti sponsorizzati. Contenuti che sono mostrati in alto tra i risultati di ricerca forniti da Bing. “Pure se non cliccate o usate un ad blocker contribuite al movimento, aumentando il numero di utenti e la nostra rilevanza per gli sponsor”, si legge sul sito.

Il viaggio di questa sorta di Google green è iniziato nel 2009 da un’idea dell’allora ventenne Christian Kroll. «Avevo finito l’università in anticipo – ha dichiarato in un’intervista a Repubblica –  e ho deciso di girare il mondo per un anno e mezzo». Prima India, Indonesia e Nepal, dove crea un motore di ricerca per aiutare la popolazione. Un tentativo fallito. Poi Argentina. «Qui ho letto decine di libri sui problemi del nostro tempo, tra cui la deforestazione: responsabile del 20 per cento di emissioni. Non ne sapevo un accidente: è qualcosa di cui dovremmo vergognarci». Da qui l’idea di un search engine green che negli anni è diventata la solida realtà di Ecosia che oggi conta ben 21 dipendenti.

Gli utenti? Ci sono 660mila persone che visitano il  sito ogni giorno e vengono fatte su Ecosia 32 milioni di ricerche ogni settimana, il 25% dalla Francia.

Nei primi anni di vita di Ecosia sono stati molti ad avere dubbi sulla sua trasparenza, ma adesso sono stati fatti enormi passi avanti. La società di Kroll ha ottenuto la certificazione di B-Corporation, rilasciata da un ente no-profit americano (B Lab) alle aziende che rispettano alte performance di sostenibilità ambientale e sociale. Ed è possibile controllare i report finanziari pubblicati sul sito.

(Il team di Ecosia)

Al momento le attività sovvenzionate si trovano in Peru, Madagascar e Burkina Faso. «Le abbiamo scelte – ha spiegato Kroll – per tutelare l’alta biodiversità di queste regioni e perché qui progetti del genere hanno il maggior impatto positivo possibile». L’attenzione del motore di ricerca tedesco è, infatti, rivolto ad aree con particolari problemi, in cui piantare dei nuovi alberi potrebbe avere un impatto realmente benefico: in Madagascar si punta al ripristino della foresta costiera, in Burkina Faso si tenta di arrestare la costante espansione del deserto del Sahara, in Perù l’azione è coordinata con le cooperative locali del caffè e del cacao. Non solo “rinverdire” il pianeta, dunque, ma anche aumentare la biodiversità, contrastare il cambiamento climatico, proteggere il suolo dall’erosione e regolare il ciclo dell’acqua.

Prossimo obiettivo? Raggiungere il miliardo di arbusti piantati entro il 2020. Ambizioso, non c’è che dire, ma guai a parlare di utopia perché secondo la filosofia di Ecosia tutto è possibile. Come se non bastasse, insieme all’obiettivo di un miliardo di nuove piante, c’è anche quello di rendere il pianeta più felice. Nel team di Ecosia c’è infatti anche un “responsabile felicità”, che, come un supereroe, usa le competenze creative per “salvare il mondo”.

Ecosia non è il solo “motore solidale”. C’è anche Lilo, che finanzia progetti sociali e ambientali. E, ovviamente neanche a dirlo, per  Kroll sono i benvenuti: «Più siamo e meglio è. I motori di ricerca sono importantissimi e lo diventeranno sempre di più in futuro. Ora Google detiene il monopolio. Credo che tutto questo potere nelle mani di una sola compagnia sia pericoloso. E nemmeno Ecosia dovrebbe averlo. Oggi percepiamo l’individuo come più importante dell’umanità e della natura. È la logica di America first, no? Un paradigma che mi piacerebbe cambiare, dovremmo agire in un modo che sia buono per la natura e gli altri esseri umani».

Riuscite a non amarlo? Sostenere un bel progetto, tra l’altro, non è mai stato così semplice: basta un click. Basta solo un click. Cosa state aspettando?

 

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