Julia Butterfly Hill è una delle donne più importanti della mia vita, anche se lei non lo sa. L’anno scorso ho avuto l’onore di conoscerla personalmente, ma il coraggio per confessarglielo mentre l’abbracciavo emozionata come un’adolescente al concerto del suo cantante preferito mi è mancato, così ho goduto semplicemente del fatto di essere entrata in contatto con la sua magica energia.

Nel 1997 Julia Hill è una giovane ambientalista americana di soli 23 anni.

Un bel giorno decide di salire su Luna, una sequoia millenaria alta 70 metri nella foresta di Headwaters in California, che la Pacific Lumber Company, potente compagnia americana nel settore del legname, ha deciso di abbattere. Luna sorge in una grande area già quasi completamente disboscata con conseguenze infauste come frane su alcune cittadine.

Per 738 giorni Julia vivrà su una piccola piattaforma a 60 metri dal suolo, sull’albero che ha deciso di salvare e che diventerà il miglior amico e maestro che lei abbia mai avuto. La sua scelta si rivelerà estremamente difficile, così carica di privazioni, di condizioni climatiche avverse e addirittura di vessazioni da parte del personale della Pacific Lumber, che cerca di farla cadere dall’albero usando un elicottero (con luci accecanti per non lasciarla dormire) e di farla morire di fame impedendo ai suoi amici di portarle i rifornimenti.

Ma Julia resiste tenacemente e lotta contro la solitudine scrivendo meravigliose poesie, rilasciando interviste, parlando con le istituzioni governative e con le Nazioni Unite. Riesce persino a stringere intimi legami di amicizia con alcuni fra i falegnami che lavorano nella foresta: se non ricordo male, uno di loro decide addirittura di lasciare il posto per dedicarsi ad un impiego che non comporti l’arrecare danni ai più deboli e all’ambiente.

Il 18 dicembre 1999 Julia rimette i piedi a terra: l’azienda si è arresa, Luna è salva.

Ricordo che la prima volta che incappai in questa storia rimasi quasi scioccata dal suo coraggio, dalla sua giovane e viva determinazione, tanto che pensai: “Da grande voglio essere come lei!”

Quando ho assistito al suo intervento lo scorso anno ho scoperto che la sua storia di attivismo e disobbedienza civile è proseguita con iniziative incredibili e azioni tutte dedicate alla tutela ambientale e al cambiamento sociale: il mio invito è quello di ispirarsi a lei, alle sue avventure, al suo coraggioso amore cocciuto per tutte le creature che abitano questa terra.

Le nostre azioni cambiano il mondo e ogni volta che siamo capaci di dimostrare che tenere al Pianeta, agli animali e all’altro è qualcosa di divertente, creativo e che ci fa stare bene, allora possiamo coinvolgere anche altri, spingendoli a condividere con noi un’idea o un’azione.

Ciascuno può fare la differenza, c’è una Julia Butterfly in tutte e tutti noi: quale pensiero migliore per cominciare una giornata che racchiude in sé infinite potenzialità?

P.s. Va bene, lo ammetto, questo articolo non l’ho scritto solo per omaggiare Julia.

Non tutti sanno che l’attivista ha raccontato la sua permanenza sulla sequoia Luna nel libro The legacy of Luna” (“La ragazza sull’albero”), ancora meno immaginano che questo sia quasi introvabile dal momento che è ormai fuori catalogo e ancora meno dei meno possono sapere che la sottoscritta non è in possesso di neanche una copia.

Il mio accorato appello è quindi rivolto a voi: chi vuole fare felice una bimba un po’ cresciuta ma ancora fiduciosa e sognante?

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