La conoscenza annienta la paura.
Per questo è importante, nelle piccole come nelle grandi cose.
Perché allora tutto può acquistare un senso diverso e i “mostri” da cui fuggiamo o da cui ci insegnano a fuggire non spaventano. Anzi, a volte possono addirittura diventare “eroi buoni”.
Come l’ortica, per esempio.

L’ortica è una pianta ribelle, tenace, che sa difendersi da sola. Sa pungere, dare fastidio a chi non la tratta con rispetto, così come in genere fa la natura verso chi tenta di calpestarla. È una pianta che, per questo suo aspetto ruvido, non è conosciuta, se non attraverso stereotipi.
Elenchiamo quanto ha di buono: è molto ricca di proteine, di vitamina C (ne ha in proporzione sette volte più che un’arancia), è ricca di minerali come il ferro e il magnesio, poi ha un sacco di flavonoidi con azione antiossidante e antinfiammatoria.

Per dire: dietro la scorza superficiale si apre un mondo ricchissimo. E infatti i nostri avi se la pappavano senza esitare: sapevano che la pianta frantumata o diluita non è più urticante, ma sa donare energia e sostanze preziose. Proprio questa ricchezza di sali minerali faceva utilizzare l’ortica dai nostri antenati anche come fertilizzante e come alimento per gli animali. Sull’ortica come fertilizzante dobbiamo fermarci un attimo perché c’è una storia interessante. Si chiama macerato d’ortica (in francese purin d’ortie) quel preparato che si ricava per ingrassare i terreni: un chilo di ortica si mette per dieci giorni in dieci litri d’acqua, rigirando il tutto periodicamente. Il liquido verde-stagno che ne viene fuori, filtrato, fa benone alle verdure secondo la tradizione campestre.
Ne ho citato sopra il nome d’oltralpe perché proprio in Francia questo fertilizzante è stato vietato con la legge di Orientamento agricolo del 2006, la quale negava appunto l’uso dei prodotti fitoterapici non regolamentati anche in agricoltura. Sotto al falcetto legislativo passò il macerato e con lui tante altre preparazioni tramandate dai contadini francesi di generazione in generazione.
Povera la nostra ortica incompresa.

Anche il Re Sole Luigi XIV, dopo che alcuni suoi ospiti alla Reggia di Versailles finirono irritati dalla piantaccia, chiese ai giardinieri di corte di sbarazzarsene. Ma la guerra sul giardino totalitario alla francese la vinse la ribelle, che ancora oggi cresce negli spazi verdi reali.

“Ogni volta che si vuole far cambiare l’opinione delle persone bisogna fornire loro le chiavi della comprensione, altrimenti continueranno a trovare inaccettabile la novità, perché disturba, mette in discussione tutto il loro sistema” dice in un interessante documentario su Rai 5 (L’insospettabile talento delle piante, visibile su Rai play) un artista francese che ha costruito un giardino tutto d’ortiche per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della legge citata sopra.

Tifo per te ortica, come per tutte le piante selvatiche che possono far danni se usate male, ma nel modo giusto sono una grandissima fonte di salute a cui dobbiamo tornare necessariamente.
Grandi chef stellati servono nei loro ristoranti crema d’ortica con petali edibili o diverse variazioni sul tema: dicono abbia un gusto delicato e dolce.
A questo punto, più che gettare qualcosa alle ortiche, sarebbe meglio gettare le ortiche su qualcosa (tipo una pianta di pomodori): per farli crescere polposi e sani.

Il Buondì di oggi va così: prima di etichettare, giudicare, rinunciare a priori prova a vedere se sotto la scorza di ciò che stai sperimentando può nascondersi qualcosa di più profondo. Spesso le esperienze che ci fanno paura poi si aprono come un fiore e mostrano lati nascosti, impensabili all’inizio. Ce lo insegna l’ortica, ed è un sapere che viene da lontano.

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  • Che bell’articolo.. mi piace molto l’ortica ed ha un gusto davvero particolare..ma non avevo mai collegato le sue caratteristiche ad un modo di essere.. grazie!

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