Oggi il mio “Buondì” parte proprio dal Buondì: quello della Motta, con la granella di zucchero sopra, una sorta di archetipo delle merendine; ammettetelo, lo mangiate ancora, vero? Se la vostra risposta è sì, siamo almeno in due, e quindi sapete esattamente di cosa sto parlando.

Partiamo dalla radice della parola: merenda, dal verbo latino merere, “meritare”. È un gerundio, quindi qualcosa che ci stiamo meritando, o che poco prima ci siamo meritati. La merenda è proprio questo, fin da bambini. Hai fatto il tuo dovere, hai fatto i compiti, o semplicemente hai giocato come un pazzo. Ora fermati, dopo il negotium ci vuole l’otium, una stasi, una ricarica, col rito caldo preparato dalla nonna un tempo, ma ancora oggi spesso. Qualcosa di buono e dolce, che ritempri il fisico, ma soprattutto scaldi dentro.

Giochiamo un po’ anche noi, allora. Ricostruiamo le ere geologiche del rito in questione. Ne elencherei almeno tre, scavando nei ricordi.

  1. L’età dell’oro della merenda: il Pane, Burro e Zucchero. Dopo essermi scatenato, sporcato, insudiciato nel giardino, la nonna chiamava e si correva a rapporto. Era il momento sacro della merenda. Prendevo posto sulla seggiola in legno, che al tempo mi sembrava un trono. Il tè caldo veniva servito in tazze con decorazioni blu floreali: dei ghirigori indimenticabili. Il pane tagliato grosso, con la crosta esterna, veniva spalmato con un velo di burro che sopra aveva una parte un po’ più gialla, quella esposta all’aria. La pioggia di zucchero completava la meraviglia. Una merenda ricca, squisita e semplice. Soprattutto semplice. Comportava del tempo prepararla e mangiarla, il rito andava svolto nei minimi dettagli. I nutrizionisti di oggi saranno caduti dalla sedia, ma chi l’ha provata ha dei brividi di piacere.
  2. L’età di mezzo: la repubblica delle Merendine. I tempi si restringono, i bambini fanno sempre più corsi e attività. Quindi anche la merenda va velocizzata. Ecco la produzione di merendine confezionate, chiuse nella plastica, pronte per essere scartate e ingurgitate. Una parte rituale, però, rimane. Ne ricordo di meravigliose: dal Buondì, appunto, alla Girella, lo Yo-Yo, il Soldino, il Tegolino (nel video precedente ne trovate una serie vintage). La fantasia dei produttori si sbizzarrisce e porta la narrazione anche nella merenda. Tipo, il Soldino: era impossibile mangiare il soldo di cioccolato all’inizio, quello era il tesoro. Il rito voleva si mangiasse per ultimo.
  3. L’età contemporanea: Pane, burro e Tablet? Nella nostra età della disattenzione e dei troppi stimoli questo rito si è un po’ perso. Ho visto dei pacchetti merenda che hanno dentro tutto compatto: crema di cioccolato, grissini e bevanda incorporati. Spesso i bambini fanno merenda velocemente guardando il tablet, curati da genitori che guardano lo smartphone. Ma, senza generalizzare, delle sacche di resistenza ci sono: i partigiani del Buondì, o di qualcosa di sano, resistono nascosti sui colli.

E voi, che merende avete vissuto? La prossima volta che con i vostri piccoli, o con gli amici, farete merenda ricordatevi il rito: può essere un momento di racconto ai bambini, di incontro, di memoria. E di piacere vissuto nel presente.

Ora però, bando alle ciance e via, un morso al nostro Buondì.

Buona giornata! 

  

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