Quando nel 1948 nacque Franca Viola, ad Alcamo, in Sicilia, la società non era quella di oggi. A quei tempi, e per molto tempo dopo ancora, lo stupro era un reato “contro la morale” al quale si poteva ovviare con un matrimonio tra la stuprata e lo stupratore per salvare l’onore. Il problema era dunque non tanto che la donna fosse costretta a rapporti sessuali, quanto che la donna fosse disonorata, e poi chi se la pigliava più.

Franca a 15 anni, nel 1964, si era fidanzata con tale Filippo Melodia, figlio di un boss mafioso locale arrestato poco dopo per furto e appartenenza ad una banda mafiosa, fidanzamento che fu rotto per volere del padre di Franca che non voleva per genero un delinquente, né Franca lo voleva più come sposo.
A quei tempi, e per molto tempo dopo ancora, al sud era in uso la fuitina, ovvero una fuga tra amanti osteggiati per il tempo necessario a far sì che il disonore incombesse sulla famiglia che dunque doveva cedere al matrimonio.

Così fece anche Melodia, ma siccome il consenso alla fuga non era pervenuto da Franca, si trattò di rapimento, e di stupro. Dal 26 dicembre 1966 per otto giorni Franca fu rinchiusa in un casolare e stuprata. Quando Melodia si accordò con il signor Viola per il matrimonio, questi finse di acconsentire ma si presentò invece con la polizia che liberò Franca e arrestò Melodia e i suoi complici.

La legge italiana prevedeva che con il matrimonio il reato di stupro cadesse – le famose nozze riparatrici – mentre la morale della famiglia Viola prevedeva che Franca non si sarebbe dovuta sposare contro la sua volontà con un mafioso, che tra l’altro non si era dimostrato il genero che tutti i genitori vorrebbero, avendo già bruciato e distrutto le vigne del padre di Franca al momento dello scioglimento del matrimonio.

Si andò dunque a processo: un processo lungo che comportò non solo la fatica in tribunale, ma la denuncia morale da parte dei compaesani nei confronti dei Viola, saluti tolti, amici scomparsi, vergogna.

Franca Viola, appoggiata, spinta e sostenuta dalla sua famiglia, fu la prima donna in Italia a rifiutare il matrimonio riparatore:

« Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori ».
(Franca Viola intervistata da Riccardo Vescovo)

Il suo gesto, lentamente, ha contribuito ad abrogare l’articolo 544 del codice penale, quello che lavava il disonore dello stupro con il matrimonio, con la legge 442, emanata il 5 agosto 1981, sedici anni dopo il rapimento di Viola. È solo dal 1996 che lo stupro è riconosciuto dalla legge italiana non più come un reato “contro la morale”, ma come un reato “contro la persona”.

Un’Antigone del XX secolo: Antigone dovette scegliere se seguire le leggi di Stato – che non volevano dare sepoltura al fratello morto contro la patria – o le leggi divine, che invece volevano che gli si dovesse dare giusta sepoltura. Antigone seguì le quello che le diceva il cuore, seppellì il fratello e fece una brutta fine.
La nostra Franca Viola no, non solo si sposò, ma si sposò con l’amico di infanzia che l’aveva aspettata tutti quegli anni. Ora hanno due figli, dei nipoti e sono felici.
Dice wiki: “Franca è diventata in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei avrebbero subito le medesime violenze e ricevettero, dal suo esempio, il coraggio di “dire no” e rifiutare il matrimonio riparatore.”

A volte fa un po’ paura andare contro le convenzioni, anche se sappiamo che le conseguenze di assecondarle ci fanno vomitare, ci fanno star male, sono ingiuste etc. Perché andarci contro è difficile, faticoso a volta, e crollano i mondi che ci siamo costruiti.

Però, poi, che vita viviamo? Franca Viola ebbe il coraggio (che lei dice non fu coraggio, ma insomma) di dire no, ha alzato la testa e ora si è meritata una vita di gioia. Ricordiamocelo quando dovremo fare delle scelte vere, che in ballo ci sono i nostri cuori e non piatti di lenticchie.

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