La trama, all’osso: Eh. Non si può riassumere. Perché quel che accade, anche se si pensa che sia nell’ordine delle cose-secondo natura- , è sorprendente. Siamo misteriosi, lo so. Rimando alla visione.


Da un po’ di tempo mi sono appassionata ad una nuova “serie”, merito di un’amica e fidanzato e pure fidanzato mio che me ne parlavano con entusiasmo.

Planet Earth ovvero Pianeta Terra. Due serie di documentari (11 episodi + 3 speciali la prima edizione, 7 episodi la seconda) ad alto budget, prodotti principalmente da BBC, girati in alta definizione lungo periodi di lavorazione estesissimi che hanno come protagonisti il Nostro Pianeta e gli esseri viventi che lo popolano (tanti ma tanti; tranne gli esseri umani, di cui si tratta soltanto qui e là); le loro “vicende” vengono narrate da Sir David Attenborough, celebre divulgatore scientifico Britannico, oggi felice novantunenne ancora viaggiatore per il mondo, un po’ il nostro Piero Angela (nel 2018 va per i novanta anche lui).
Ogni documentario dura circa 50 minuti, con diari di produzione alla fine di ogni episodio.

Noioso? Il contrario.

Sono documentari appassionanti e spettacolari, in senso proprio. (qui il trailer della seconda edizione, 2016)

Sarà l’età (non più ventenne), ma i tempi in cui vedere il “documentario di animali” e dirlo faceva sfigato sono finiti (a parte che tutti ma proprio tutti ne avranno visto almeno uno nella vita, per poi dire, «non è così male, anzi che figata la scena della leonessa», per dire…).

Non solo si scoprono cose interessantissime e impensabili ma ci si appassiona, veramente.

E scambiarsi questa sensazione poi, o meglio ancora, vederlo insieme agli amici è inaspettatamente coinvolgente. La Natura ci scuote. Anche nell’era digitale e post-digitale. Credo ci faccia bene.

Certo, ormai è estate e una birretta fresca con gli amici ci fa altrettanto bene, ma suggeriamo in anticipo per l’inverno e per chi puntualmente in una serata a casa anche estiva chiede: «Cosa guardo? Ho finito tutte le puntate della serie (di turno)». Oppure, per chi non vuole più vedere Peppa Pig – o giù di lì a salire a seconda dell’età – per la centesima volta… certo, a patto di voler e poter raccontare ai propri bimbi che anche la morte esiste in natura, “il cerchio della vita”, per dirla con Il Re Leone, passaggio delicato, ma che ad un certo punto arriva.

E ancora, per chi ama essere sempre pronto nella conversazione alle cene o agli aperitivi, la divulgazione scientifica e il topic clima e ambiente è diventato cool, vedi quanto è cool DiCaprio che parla di ambiente (in verità non parla solo ma agisce anche, buttate un occhio a Leonardo Di Caprio Foundation).

In realtà non si tratta di saper conversare bene ma di osservare il presente e prestare attenzione.

Pollyanna predica ottimismo consapevole ma già Flaiano diceva che «il pessimista è uno che si è informato» e anche l’occhio più semplice constaterà che ormai si è ben lontani dall’affermare «non esistono più le mezze stagioni» e che l’era trumpiana ha portato già nefasti segnali come il concretissimo ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, fatto gravissimo e non senza conseguenze per tutti noi, purtroppo.

Vedere il lavoro di Sir David Attenbourough e della sua squadra avrà molteplici effetti, che io ritengo benefici. Tra questi i principali:

  • esercita l’attenzione ai particolari (come si sa gli animali sono campioni di mimetismo, per partire dal livello base di attenzione)
  • esercita lo stupore (si vedono animali mai visti, accadono cose incredibili come ad esempio questa, roba che il piano sequenza iniziale dell’ultimo James Bond, di cui parlavo qui non è nulla a confronto… ma potrei fare altre decine di esempi)
  • esercita la curiosità (e la voglia di viaggiare, se possibile di un turismo consapevole e poco invasivo)
  • esercita la cura verso il nostro ambiente e la nostra Madre Terra (lo so è retorico il binomio ma porca miseria è proprio così, proprio come quando si dice: «bè finché c’è la salute..» Ecco, pensiamoci.): vi metterete tutti una mano sulla coscienza dopo aver visto che nonostante tutto esistono ancora luoghi di bellezza maestosa e misteriosa, quasi indefinibile, un romantico parlerebbe del famoso Sublime
  • esercita la capacità di lettura dei meccanismi narrativi..altro che noia, qui tutto è suspance!
  • ci fa tornare un po’ bambini: e qui si torna allo stupore. Come dei bimbi che scoprono l’esistenza di un nuovo animale. Come dei bimbi che incontrano un nuovo animale. (avete mai visto la Volpe Tibetana?)
  • chiarisce finalmente l’abusata nozione di timelapse offrendocene di spettacolari

Grande pregio della serie è la struttura: non troverete un episodio “dedicato” ad una sola specie. Cioè non troverete un episodio dedicato solo agli elefanti, per dire. Planet Earth cerca di considerare la terra qual è, e cioè un sistema, complesso e di coabitazione.

Se questo non bastasse, direi che vanno visti perché vale la pena di fare la conoscenza di Sir David.

Sembra solo un arzillo vecchietto un po’ sovrappeso coi capelli bianchi, ma questo signore, fratello del buon regista e attore Richard e pure Baronetto, per citare solo una tra le onorificenze ricevute per la sua attività, rappresenta il pioniere nel genere del documentario naturalistico: per oltre cinquant’anni ha svolto e continua a svolgere con passione e successo il lavoro importante di divulgatore scientifico, con picchi come Life Series, di cui potete assaggiare qualcosa qui.

(Attenborough in mongolfiera nel 2016)

Dove vedere tutto ciò:

Planet Earth II è stato da poco trasmesso su ReteQuattro. Per chi se lo fosse perso, può ricorrere a Netflix. O a un buono streaming. Si può addirittura trovare qualcosina su YouTube, nel canale BBC earth.

A chi non bastasse Planet Earth, ecco un link dove trovare la Top ten di Sir David.

 

 

 

Per concludere:

Se a vun on gnu el ghe mètt minga s’cèss. l’è perduu.

Chi non si commuove vedendo uno gnu, è perduto. (detto milanese)

Share

No comments so far.

Lascia un commento