Il 20 giugno è la Giornata Mondiale del Rifugiato per celebrare l’approvazione della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati (Convention Relating to the Status of Refugees) da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a Ginevra nel 1951. In quella sede venne stabilito chi ha diritto allo status di rifugiato, quali diritti acquisisce e quali sono le responsabilità delle nazioni che garantiscono l’asilo medesimo.
L’avevamo già scritta, ma ribadiamo la definizione:
“Chiunque nel giustificato timore d’essere perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi”.

Questo è quello che sono molti dei migranti che arrivano quotidianamente (anche) in Europa.
Ora, sapendo cosa fa di un rifugiato  – un rifugiato appunto, uno dei più beceri commenti che si ascoltano alla tv, per esempio, durante i vox populi è: “Ma quelli vengono qui, prendono 35 euro al giorno e hanno lo smartphone di ultima generazione”.


Partendo dal titolo di The Independent che apostrofava così tutte queste menti: “Surprised that Syrian refugees have smartphones? Sorry to break this to you, but you’re an idiot” (Ti scandalizzi perché i rifugiati siriani hanno gli smartphone? Scusa, ma sei un idiota) Baobab Experience, una realtà romana di volontari che si sbatte per un’accoglienza dignitosa dei migranti, ha lanciato una campagna di raccolta di smartphone usati.
“Avere un cellulare connesso ad internet che ti permetta di parlare con i tuoi cari e i tuoi contatti, orientarti durante il tragitto, conservare fotografie, canzoni, ricordi in generale, è un’esperienza quotidiana della vita di tutti, sicuramente non soltanto degli europei o presunti “occidentali” che siano.

Viviamo tutti, in diversi modi, l’invasione massiccia che le tecnologie mobili hanno fatto nelle nostre azioni quotidiane, mediando quindi non solo la nostra comunicazione ma anche l’accesso alle informazioni, l’orientamento, la costruzione di sé. Per chi migra lo smartphone può essere uno strumento essenziale“.

Chi si trovasse a Roma e volesse contribuire, può portare il proprio vecchio telefono funzionante tutte le sere dalle 19.00 a Sparwasser, via del Pigneto 215.

Se non siete a Roma o se non avete uno smartphone da donare, qui trovate tutti gli eventi in ogni città per partecipare alla Giornata.
E se invece preferite contribuire via etere, aderite alla campagna #withrefugeees indetta da UNHCR facendovi un selfie di benvenuto ai rifugiati tenendo in mano questo foglio (che dovete previamente stampare), e in seguito postando l’immagine sui social.

QUI sono riepilogati tutti i modi per mostrare solidarietà.

E dovremmo esserlo, perché se non lo facciamo per solidarietà almeno facciamolo per egoismo, che in quella situazione si sono trovati molti nostri nonni, e chi l’ha detto che non capiti a noi, o ai nostri figli.

 

 

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