C’è un processo chimico alla base della pila di Volta: si chiama ossido-riduzione. Per semplificare: un polo negativo, l’anodo, cede un elettrone al polo positivo, il catodo. L’elemento che cede l’elettrone si ossida e l’elemento che riceve l’elettrone si riduce. Ossido-riduzione: sbam! Così nasce il passaggio degli elettroni, il flusso elettrico, la corrente, insomma.

Fin qui chiaro come il sole: anzi, come la luce di una torcia. Trovo che ci sia della poesia, in tutto ciò. Mi spiego: l’elemento che riceve si riduce. Questo modo di dire convenzionale apre a una riflessione più estesa, su come girano le cose, la vita, la nostra esperienza quotidiana, perché no.

Mi diverto a sviluppare il concetto in due immagini:

  1. diciamo che il polo “negativo” sia una persona che ha già vissuto l’esperienza che ci tormenta in questo momento (un cambiamento drastico di qualsiasi genere, che crea iniziale sgomento). Questa persona entra in relazione con noi e sviluppa empatia: ci dona il suo sapere, il suo vissuto, il suo “elettrone”, chiamiamolo così. Se noi come altro polo sappiamo riceverlo, farlo nostro, farne tesoro, ci riduciamo, in diversi modi: riduciamo certamente il dolore, lo sgomento, riduciamo il lavorìo inutile della nostra mente in quel momento, riduciamo la non-speranza e riattiviamo il flusso elettrico. Lasciamo alla vita un’opportunità: la possibilità di nascere e scorrere, di nuovo.
  2. Vorrei applicare la stessa immagine di riduzione, non con sfumature di privazione, ma come ritorno all’essenzialità, anche al passaggio di vita per eccellenza: la maternità. La madre che ha accettato il viaggio dell’elettrone, nel codice della vita, elimina il superfluo, ogni pensiero inutile, ogni paturnia momentanea, va dritta al punto del passaggio elettrico: il bene del bambino, questa vita che deve ricevere energia e forma. In quasi tutti i momenti della giornata.

Bello iniziare questo Buondì con il concetto di riduzione come sfoltimento dell’inessenziale, andare diretti al bersaglio, essere pragmatici con cuore, accogliere quanto amore, sapere, dolcezza, gentilezza, ci vengono donate nelle nostre giornate. Accogliere il nostro “elettrone” per ridurci, tornare al nocciolo delle cose, all’essenzialità. Per permettere alle speranze, alle opportunità, ai segni, alle relazioni di tornare a fluire. E darci la scossa di vita che ogni giorno ci aspetta. Clic: basta accendere la luce.

Ps. Non posso dimenticare, in chiusura, quanti elettroni di benessere ed energia ci inviano di continuo i nostri animali di casa, cani, gatti, pitoni, draghi (insomma, quello che avete!) che tra l’altro assorbono moltissimo anche i nostri stati d’animo. O le piante, i fiori. Usiamole per metterci in carica, ogni tanto.

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