Ci sono film bellissimi, film belli, film così così, film bruttini, film brutti, ovviamente semplificando. Però perché demonizzare i meno riusciti in tutto e per tutto? A volte raccolgono scene che davvero vale la pena vedere.

Siccome Pollyanna in genere non ama il partito preso, ecco qui l’altro lato del prodotto-artistico-non-riuscitissimo, perché

every cloud has a silver lining 

(sì, ci sentiamo anche un po’ international, d’altra parte per noi trentenni è nota generazionale).

Seguendo la lezione di Woody Allen che in Manhattan sul divano ci fa commuovere elencando le cose per cui la vita vale la pena di essere vissuta – e quando sento “those incredibile apples and pears by Cézanne” ho il groppone sempre e penso “quanto cavolo hai ragione Woody” – ecco qui una rubrichina semplice semplice in divenire.

Scene bellissime di film così così, per lo più recenti e per lo più di cui si è parlato.

Per chi è rimasto un po’ indietro sui titoli e vuole colmare le lacune senza troppa aspettativa, quando proprio non sa cosa vedere (la certezza è che almeno una scena sarà stupenda!).

Per chi ama buttare la conversazione sul tema cinematografico, e dispensare perle.

Per i più pigri molte delle scene elencate si trovano su YouTube, ma diciamo subito che così non vale.

  1. La scena dell’orso in The Revenant di Alejandro González Iñárritu (USA, 2015). Il filmone che grazie a dio ha portato al superbo, eccezionale, magnifico, bellissimo (ci piace molto) Leonardo Di Caprio il tanto agognato Oscar (che meritava di più per altri film)  poteva benissimo essere un corto. È davvero palloso e Di Caprio un po’ rantolante a caso. Ma la famosa scena dell’orso non è affatto banale, costruita con un lampo di genio che sta nell’osservazione delle dinamiche esistenti in natura e nella loro fedele trasposizione. Indizio: l’orso è un’orsa. Bisogna dire a ragion del vero che anche il piano sequenza iniziale e l’inquadratura finale sono molto belli. Per dirne alcune, The Revenant è stato candidato a 12 premi Oscar (Academy Award per i puristi) e ne ha vinti 3: miglior regia, miglio attore, miglior fotografia.

di-caprio-orso

2. Il piano sequenza iniziale di Spectre di Sam Mendes (USA, Great Britain, 2015). Daniel Craig è fighissimo e vestito da dio e nei contenuti speciali scopriamo pure che usa lo stunt il meno possibile, Christoph Waltz può fare tutto e qui fa il cattivo be-nis-si-mo oltre ad essere pure lui figo, le location fanno paura, però il film è un po’ una tamarrata che viola il patto con lo spettatore almeno dieci volte. Insomma se 007 diventa un super eroe immortale non tanto bene. C’è pure Monica Bellucci e lasciamo stare. Però, vabbe’, resta 007 quindi troppo male non se ne può parlare. Il piano sequenza d’apertura però è tecnicamente, produttivamente, emotivamente incredibile. Vedere subito.

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3. La scena iniziale di Hungry Hearts di Saverio Costanzo (Italia, 2014). Secondo film con la compagna Alba Rohrwacher come protagonista femminile, primo film girato in America e totalmente in inglese per Costanzo, tratto dal romanzo di Marco Franzoso Il bambino indaco. Il film ha diviso, va detto. In molti lo hanno amato, ad altri invece non è piaciuto e io sono tra loro. Ma va detto: attori bravi (entrambi sia Rohrwacher che Adam Driver vincitori della Coppa Volpi a Venezia nel 2014) e scena iniziale giustissima e decisamente accattivante. Mina e Jude si conoscono perché rimangono chiusi in un bagno di un ristorante cinese a New York. Belle inquadrature fanno la scena, bella fotografia, bei colori, bello il giallo vs verdeacqua, bello il ritmo brillante che regala una sana risata. Preciso che Costanzo per me è un po’ così: i suoi film non mi convincono mai troppo ma in alcune scene trovo un eccezionale talento (vedi punto 5).

hungry hearts di saverio costanzo

4.La scena della lotta tra il re-palombaro e il drago ne Il racconto dei racconti di Matteo Garrone (Italia, Great Britain, France, 2015). Diciamo subito che Garrone lo amiamo tanto tanto ma il suo ultimo film non ci ha convinto. Anche qui grande divisione nel pubblico. Per noi grande aspettativa, purtroppo delusa. Spunti e soggetti interessantissimi per tutti e quattro gli episodi (d’altra parte è tratto dal Cunto de li cunti di Giambattista Basile e siamo nel Seicento immaginifico italiano). Attori star, luoghi meravigliosi, attenzione al particolare, ma….la torta non viene bene a nostro modesto parere. Nell’episodio La cerva, la scena marina di lotta ripaga un po’ la delusione. È un piacere per l’occhio e succede questo, per farvi immaginare: Il re di Selvascura per amore di sua moglie (che vuole tanto ma non riesce ad avere eredi) deve immergersi in un lago, uccidere il mostro marino che vi si trova e consegnarne il cuore pulsante ad una vergine che lo cucini per la moglie che dovrà mangiarlo (va bene, bella filmicamente anche la scena in cui Salma Hayez, la regina, divora il cuore cucinato eppure ancora grondante, tutto rosso, bocca sporca di sangue a contrasto con il di lei nero vestito e il bianco bianco palazzo intarsiato come una medina araba). Il film è stato presentato a Cannes nella competizione ufficiale nel 2015 e ha vinto 7 David di Donatello.

il racconto dei racconti

5. La scena del re-incontro tra Alice e Mattia a casa di Alice ne La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo (Italia, 2010) tratto dall’omonimo best seller di Paolo Giordano. Il film è vecchiotto, ok, ma se ne è parlato a lungo a suo tempo, inoltre la scena in questione vale davvero la pena di essere vista. E poi qui abbiamo capito che Luca Marinelli era già l’attore italiano più bravo della sua età, anzi esageriamo (ma non tanto), della generazione. Alice (Alba Rohrwacher) e Mattia (Luca Marinelli), un tempo legati, vivono da anni lontani: lei in Italia, lui in Germania. Sono anni in cui hanno subito una “metamorfosi” fisica. Lui ingrassando tantissimo, lei dimagrendo al limite. Lui va a trovarla, a sorpresa. E per fortuna la trova in casa. La scena è “solo” lo stupore e il battito pazzo di un re-incontro, dove ci si ritrova cambiatissimi. Alice cade e nella caduta (chissà se come il taglio alla mano di Di Caprio in Django si è trattato di un incidente), nel suo vestirsi veloce, nell’annusarsi l’ascella del vestito già messo, c’è tutto quel che le si muove dentro, così come nello sguardo sfuggente di Mattia e nel suo camminare goffo e chiedere un bagno. Musica (diegetica per fortuna) un po’ pop ma alla fine giusta.

mattia e alice

La rubrichina continua.

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