Si chiama Succiso ed è il primo paese cooperativa in Italia, un piccolo borgo incastonato sui mille metri dell’affascinante Appennino tosco-emiliano che ha attirato su di sé lo sguardo di tutto il mondo. Ricercatori giapponesi, americani, svizzeri, birmani, canadesi, coreani si prenotano per salire i tornanti immersi nella natura dell’Emilia Romagna per capire e studiare il segreto del successo di questo paese-cooperativa di 65 abitanti.

Perché Succiso, una ventina di anni fa, sembrava destinato a sparire come è successo a molti altri piccoli borghi e paesi italiani. C’era l’affettatrice rossa, la mitica Berkel. C’erano le tavole di cioccolato da tagliare con il coltello, le caramelle, l’olio, il vino, la farina bianca e quella gialla. Una volta alla settimana arrivava la frutta. Ma nel 1990 Bruno Pietri chiuse la sua bottega, perché non poteva stare dieci ore dietro il bancone per servire tre o quattro clienti al giorno. Figli e nipoti che venivano a trovare i genitori portavano su le provviste comprate all’Iper di Reggio, che costavano la metà. A fianco c’era il bar di Domenico Bragazzi – anche lui sugli ottant’anni – con il biliardo in mezzo alla sala. Quattro tavolini, con i vecchi che facevano venire sera con un caffè al mattino e un bicchiere di vino al pomeriggio. Hanno chiuso insieme, la bottega e il bar in un giorno che tutta Succiso si ricorda, perché poteva essere il giorno in cui si iniziava a scrivere la parola fine su quella piccola comunità. E invece è stato un inizio.

Dario Torri, presidente della coop Valle dei Cavalieri, nel 1990 aveva 27 anni. «Quelli di città – ha raccontato qualche anno fa in un’intervista  – hanno tutto sotto casa e non possono capire. Un paese dove al mattino non senti il profumo del pane è un paese che non esiste. Il primo giorno di neve guardi fuori dalla finestra e dici: che bello. Ma se non hai un bar dove andare, per trovare gli amici e fare una partita e due chiacchiere, dopo tre giorni rischi di impazzire».

E la follia, mischiata alla solitudine di certo non è divertente. Dario si è così rimboccato le maniche insieme a nove storici amici ed è nata  così la cooperativa la Valle dei Cavalieri che ha fatto una bella pernacchia in faccia al destino. Allora non sapevano, quelli della Proloco di Succiso, di avere inventato la cooperativa di paese, o cooperativa di comunità, come vengono chiamate adesso queste realtà.

succiso-esterno

 

«Forse somigliamo – dice Dario Torri – ai kibbutz, perché anche qui l’associazione è volontaria e la proprietà è comune. Certamente, dopo più di vent’ anni, possiamo dire di avere fatto una cosa importante: abbiamo salvato il paese». Tutti avevamo già un mestiere, e all’inizio hanno sempre lavorato da volontari. Prima rischiando i propri soldi, poi investendo fondi regionali, provinciali, europei. Dunque in quel lontano gennaio del 1991 riapre prima il bar, poi un piccolo mini market, quindi viene avviata la produzione del pecorino con l’acquisto di 240 pecore. Più tardi sono arrivati il ristorante e perfino un agriturismo che ormai accoglie fino a 14mila ospiti l’anno. I Cavalieri, oggi, fatturano circa 700 mila euro l’anno. I dipendenti assunti, figure decisamente polivalenti, sono 7 più 12 stagionali, ma tutti danno una mano a Succiso, facendo la propria parte.

«Il paese è tornato a vivere, anche se all’inizio ci davano per matti. D’estate abbiamo quasi 600 abitanti». «Oltre al pecorino – ha raccontato Dario –  facciamo anche la ricotta. Le nostre pecore sono tutte allevate allo stato brado, nei 22 ettari di pascolo della nostra azienda agricola. Ed è sempre la cooperativa che si occupa di tenere puliti prati e sentieri, perché tra le nostre priorità c’è la tutela dell’ambiente. Collaboriamo inoltre con il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, organizzando passeggiate per i turisti. Qualche anno fa, è nato il progetto “Neve e Natura”, rivolto ai ragazzi della scuola secondaria superiore: ospitiamo per alcuni giorni gli studenti e organizziamo escursioni e laboratori naturalistici. In dieci anni, i ragazzi accolti sono 1.600». I nostri dipendenti sono polivalenti: ognuno di loro svolge diverse attività durante la giornata. Albaro, per esempio, al mattino porta i bimbi a scuola, poi corre a fare il pecorino e al sabato sera prepara la pizza per i clienti del ristorante. Una versatilità che è fondamentale per la sopravvivenza e la sostenibilità della Cooperativa.

L’obiettivo comune è quello di produrre vantaggi a favore di una comunità che altrimenti sarebbe andata perduta. E a chi chiede agli abitanti di Succiso chi gliel’abbia fatto fare rispondono semplicemente . «Lo abbiamo fatto perché amiamo la nostra terra, non volevamo vederla abbandonata. Era assurdo che una vecchietta dovesse fare 20 chilometri per andare a comprare il latte. E poi c’era una grande amicizia tra di noi, un’amicizia che ci ha tenuto insieme fino ad oggi».

Una storia bellissima e un esempio di cui tutto il mondo ha bisogno. Piccoli borghi, paesi che sembrate destinati a sparire: non arrendetevi. Fate come Succiso, diventate una cooperativa!

 

 

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