Hey lettore,

ovunque tu sia, chiunque tu sia,

io lo so che ti rode e ti capisco: rode anche a me. Se vai a guardare bene, c’è sempre qualcosa che non va.

Fa sempre troppo caldo o troppo freddo. Si guadagna sempre troppo poco. È lunedì. Il sistema è ingiusto. Sei una vittima. Saresti molto più apprezzato all’estero.

 

 

Però è scientificamente provato: lamentarsi fa venire la carie e il braccio della lavandaia (sono certa che troverò uno studio scientifico da qualche parte che mi supporterà in questa affermazione, anche se ora non mi va: fa troppo freddo).

Lamentarsi è un automatismo ma è sconsigliato per alcuni motivi:

  • Crea l’effetto valanga ovvero se ti lamenti con qualcuno è molto probabile che tu apra la personale scatola di Pandora dell’individuo con cui conversi che poi ti attaccherà una zagana, come se non ci fosse un domani. E se sei in un luogo affollato per osmosi tutti gli arrabbiati si sentiranno affiliati a te e quindi in dovere di raccontarti la loro sventura o peggio di dirti come la pensano
  • Il broncio se lo potevano permettere solo Kate Winslet e Winona Ryder negli anni ’90. Per il resto della popolazione mondiale non funziona. Sì, lo potete constatare allo specchio, molto semplicemente: quando ci si lamenta gli angoli della bocca vanno in giù e così tutta la faccia che non si sostiene più. Daje oggi, daje domani e senza accorgertene sei diventata Moira Orfei.
  • Se avete figli è dannoso per la loro salute: fa passare l’idea che la vita è un posto senza speranza. E voi non volete dei pupetti pappamolli, vero? Voi li volete motivati e agguerriti, anche perché non percepirete pensione, per cui quei bambini devono essere persone gioiose e di successo e si devono sentire immensamente grati nei vostri confronti e, di conseguenza, prendersi cura di voi nella vecchiaia.
  • Spesso il lamento non è giustificato. O è comunque superfluo. O è un insulto a chi sta parecchio peggio di te.

La verità è che non siamo noi che controlliamo il lamento, è il lamento che controlla noi.

È un automatismo, è un riflesso incondizionato. Non vuol dire più nulla. White Noise.

E quindi?

Pollyanna lancia il NON LAMENTO CHALLENGE!
Vi sfidiamo a non lamentarvi per un giorno e a raccontarci come è andata.
Trattenetevi. Non lasciate che il lamento s’impossessi di voi. Per un giorno osservatevi e notate quante volte vi lamentate e neanche ve ne accorgete. E ridetene. Ridete del vostro lamentìo. Allibitevi per quanto vi lamentate. Allibitevi con gioia e ironia!

 

Lasciatevi invadere dalla gioia! Non vi sentite molto meglio? Ma quanto è bella quell’aria frizzantina che la gioia crea tutt’intorno, eh? La gioia immotivata, poi, è la migliore di tutti. Sorridete allo sportellista delle poste! Salutate calorosamente il vostro collega!

 

E io non dico che dobbiate sembrare strafatti da mattina a sera. E non dico neanche che sia facile perché ci sono dei giorni in cui tutto va storto, per davvero. Ma sono molti di meno di quelli che pensate. Se si va a guardare bene, c’è sempre qualcosa di bellissimo a portata di mano.

E non vi dico che dovete sopportare l’insopportabile.

Se la filodiffusione dove lavorate manda musica di merda, io lo capisco che questo possa essere fonte di dolore acuto, ma siete certi che non si possa fare nulla a riguardo? Non potete proporre una playlist con gli Sharon Stoned, i Bibio, i Cayucas, gli Okkervill River, i Blue Hawaii, i Piano Magic e i Cigarettes After Sex ed incaricarvi di compilarla e portarla su una pennetta il giorno dopo? E non vi è venuta voglia di ascoltarvi su youtube cosa fanno queste band con dei nomi assurdi?

E non significa neanche che dovete diventare compiacenti alle ingiustizie. Non lamento challenge non significa smettere di combattere o lassez faire.

Parlo di quel sottofondo negativo che si insinua, che affonda, che traghetta verso la noia e la rassegnazione.

Per un giorno provate a non lamentarvi di nulla. Ma proprio di niente, niente. Zero carbonella.

E poi vedrete che voglia di combattere che vi sale su. Una voglia di combattere gioiosa.

 

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