Mancano quattro giorni a Natale e tutti presi dalla corsa ai regali o dal conto alla rovescia per l’arrivo delle ferie rischiamo di dimenticarci un appuntamento altrettanto importante: oggi è il Solstizio d’Inverno. La giornata più corta dell’anno e dunque la notte più lunga. E se dite chisseneimporta state sbagliando.

Perché questo giorno viene celebrato da millenni in tutto il mondo. Ad esempio era un appuntamento sacro presso le costruzioni megalitiche di Stonehenge in Gran Bretagna, di Newgrange, Knowth e Dowth in Irlanda o attorno alle incisioni rupestri di Bohuslan in Iran, e della Val Camonica in Italia, già in epoca preistorica e protostorica. Per gli amanti della letteratura classica sappiate che la giornata di oggi ispirò il “frammento 66” dell’opera di Eraclito di Efeso (560/480 a.C) e fu allegoricamente cantato da Omero (Odissea 133, 137) e da Virgilio (VI° libro dell’Eneide).

E poi, ovviamente, ognuno gli ha dato il suo nome: i Gallo-Celti lo denominarono “Alban Arthuan” (“rinascita del dio Sole”); i Germani, “Yulè” (la “ruota dell’anno”); gli Scandinavi “Jul” (“ruota solare”); i Finnici “July” (“tempesta di neve”); i Lapponi “Juvla”; i Russi “Karatciun” (il “giorno più corto”).

Non solo. Proprio intorno al 21 dicembre quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo e il padre, Osiride, si credeva fosse nato nello stesso periodo; nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan; il dio Bacco in Grecia, nonché Ercole; il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord; Zaratustra in Azerbaigian; Buddha, in Oriente; Krishna, in India; Scing-Shin in Cina; in Persia, si celebrava il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore ed a Babilonia vedeva la luce il dio Tammuz, “Unico Figlio” della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con, intorno al capo, un’aureola di dodici stelle.

Insomma, se festeggiate gli anni in questa settimana, diciamo che siete in buona compagnia. Il mio compleanno preferito di questa saga delle divinità è sicuramente il dio Bacco che, a dieci anni e passa di distanza, mi giustifica storicamente le belle e leggere sbronze di gioventù alle feste Canevazzi che si svolgevano sempre durante i solstizi. Ah, bei tempi.

Niente nostalgia però perché questo Buondì mira a renderci tutti più consapevoli dell’importanza storica e della bellezza del giorno di oggi.

Il Solstizio d’Inverno è il passaggio dalle Tenebre alla Luce, è da questo giorno che il sole resta progressivamente sempre più a lungo nel cielo allungando così le nostre giornate. Questa è una festa di luce, dai profondi messaggi iniziatici ed esoterici legati al risveglio interiore che non possiamo più ignorare.

La parola d’ordine di oggi è dunque solo una: festeggiate. Perché da oggi tutto ricomincia, rinasce e si riempie di luce. Godetevi la notte più lunga dell’anno come un capodanno interiore in cui il buio la fa da padrone e dunque serve accendere dentro di noi la fiamma della fede che poi all’alba diventerà dominante e tornerà la luce. Fede in cosa? In quello che volete voi.

Io scelgo di avere fede negli esseri umani, nella favolosa squadra di Pollyanna e nella capacità del vischio (pianta simbolo del Solstizio d’Inverno) di far limonare le persone.

Buon Solstizio d’Inverno a tutti voi!

 

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