“Un uomo è incline a badare ai suoi affari quando ne vale la pena. In caso contrario, distoglie la mente dai suoi affari insignificanti, iniziando a farsi quelli degli altri”  diceva il filosofo scrittore Eric Hoffer. Detto meno elegantemente ci piace spesso usare il tempo libero per impicciarci degli affari altrui.

Osserviamo, ascoltiamo e sì, spesso giudichiamo. Il desiderio di piacere ed essere accettati è insito nella natura umana, da qui deriva la folle ricerca del conformismo. Ma si deve compiere uno sforzo consapevole per infischiarsene. Per liberare noi stessi. È una capacità che richiede pratica, come qualsiasi altra abilità.

Lasciare andare. Bellissimo e difficilissimo. Ci provo da un po’ e non mi sento in grado di dare particolare consigli se non di provarci con tenacia. Un punto da cui iniziare però è concentrarsi sull’altro in senso positivo. Senza competizione.

È facile e succede spesso che nei nostri momenti da impiccioni perfetti il nostro giudizio verso l’altro sottolinei il negativo, il buffo, il diverso.  E non abbiamo problemi a ridacchiare, criticare, puntare il dito. Ci concentriamo sempre su ciò che non va. Ed è sbagliato. In un’epoca in cui solitamente ci focalizziamo più sulle cose negative che su quelle positive, riconoscere i meriti degli altri diventa un atto di ribellione. E migliora anche noi perché, come al solito, il bello attira il bello.

Prendiamoci il tempo per fare sinceramente un complimento alle persone, anche agli sconosciuti, che vediamo fare qualcosa di positivo.

La capacità di riservare le nostre attenzioni solo alle situazioni realmente meritevoli renderà la nostra vita molto più semplice. Il fallimento ci sembrerà meno spaventoso. Il rifiuto meno doloroso. Perché la diversità finalmente così avrà il valore che merita: ispirazione, ma non condanna. Possibilità e non limite.

Riconosciamo a noi stessi le nostre qualità anche apprezzando quelle altrui.

Fate partire una catena di complimenti, sarà liberatorio e sarà energia pura per affrontare la giornata.

 

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