Si dice che Carlo Magno abbia detto:

Conoscere una seconda lingua significa possedere una seconda anima.

Ne era convinto anche il linguista americano Benjamin Lee Whorf che, nel 1940, postulò la teoria secondo cui il linguaggio plasma il cervello al punto che due persone con lingue differenti saranno sempre cognitivamente diverse. E ne sono convinta, ovviamente in ordine di importanza inferiore, anche io.

Siamo come parliamo.

Ebbene sì, ci pensiamo sempre troppo poco ma il linguaggio è in grado di “modellare” il nostro cervello, le convinzioni e gli atteggiamenti cambiando il modo di pensare e agire. Ogni lingua ha effetti diversi sull’architettura del pensiero, stando a un numero sempre più nutrito di studi. Succede perché ogni idioma pone l’accento su elementi diversi dell’esperienza, forgiando così un modo specifico di vedere il mondo.

Ogni lingua e – questo lo aggiungo io – anche ogni parola che viene scelta. Ed è arrivato il momento di pensarci e di stare attenti allo stile che scegliamo. Specialmente in un mondo in cui comunichiamo costantemente anche in realtà virtuali, ma sempre (o quasi) con persone reali. Oggi più che mai, è necessario che siano ferme. Solide. Rispettose e soprattutto precise.

Le parole siamo noi. Raccontano la nostra storia, dicono da dove veniamo e dove andiamo. Spiegano il tipo di persone che abbiamo scelto di essere e le cose a cui abbiamo scelto di credere e dare importanza.

Insomma aveva ragione Nanni Moretti: le parole sono importanti. Per cui scegliamole bene perché possono ferire (e questo lo sappiamo), ma possono anche cambiare la visione del mondo in cui viviamo a noi e a chi ci ascolta.

Oggi state attenti alle parole che usate, allo stile che scegliete per esprimere la vostra opinione, per comunicare con gli altri. Sarà un modo per prendersi cura di voi, ma anche della del mondo in cui vorreste vivere.

 

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