Vogliamo tutto e lo vogliamo subito. Non so come uno dei motti del ’68 sia diventato anche uno degli slogan perfetti per descrivere la nostra società incapace di tollerare la routine, ma è successo.

Fin dall’infanzia siamo stati abituati a rincorrere oggetti “usa e getta”, da rimpiazzare velocemente. Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto dello sforzo e di un lavoro scrupoloso. E facciamo fatica a ricordare che certi agi e soprattutto certi diritti non possono essere dati per scontati.

E quindi c’è anche chi non ha festeggiato questi sessanta anni di unità europea che sembra ormai talmente acquisita che ne vediamo solo i difetti, numerosissimi, senza ricordarci di tutto ciò che ci ha regalato, nonostante l’evidenza.  Un po’ come nelle coppie che stanno insieme da tanto tempo e che hanno davvero difficoltà a ricordarsi la straordinarietà della loro unione, tutto il bello che rappresenta.

Sembra un’ovvietà oggi, l’UE è però il frutto – unico a livello mondiale – dei conflitti più terribili della storia. La seconda guerra mondiale non è altro che l’ultimo. Si perde il conto di quante volte un paese europeo abbia invaso o attaccato un suo confinante. L’UE nasce da una fondamentale intuizione dei suoi padri: la pace tra i popoli passa prima dalla pace tra le economie. A questo fine si sono messe in comune le risorse secondo regole comuni di sfruttamento (ad esempio, nel settore dell’acciaio e del carbone con la CECA). Ecco perché il mercato unico. Ecco perché tutto il resto. Attenzione dunque alla visione esclusivamente mercatista dell’Europa. Dietro il mercato, dietro la moneta unica e dietro alcuni esempi di burocrazia che sembra inutile, vi è il più grande progetto di pace, convivenza e fratellanza mai sperimentato nella storia. E se questi sembrano paroloni altisonanti e fanno sorridere, allora la situazione è davvero pericolosa.

Perché stiamo dando davvero troppe cose per scontate.

Eppure dovremmo ricordarci bene che lo stare insieme, anche se difficile, è incomparabilmente meglio della sua alternativa. Una volta presa questa decisione, si guarda anche alla più terribile crisi coniugale come a una sfida da affrontare.

La tecnologia ci ha abituati alla promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento. L’amore invece richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Possiamo comprare tutto, ma non l’amore. E soprattutto non i diritti conquistati con fatica che adesso ci sembrano banali e scontati.

Sessanta anni per un coppia di essere umani sono tanti, per l’umanità no. È una storia d’amore appena nata, romantica, bellissima, con i suoi alti e bassi, i suoi problemi e le sue vittorie. Una storia d’amore a cui dobbiamo guardare con orgoglio e affetto. Non diamola per scontata, continuiamo a costruirla, raccontarla.

Tutti insieme, noi, europei.

 

 

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