Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Lo scriveva Samuel Beckett e aveva ragione. Di fallimento invece noi scriviamo e soprattutto parliamo sempre troppo poco. Ci si vergogna degli errori, si nascondono, a volte addirittura si negano in una sorta di harakiri collettivo che non aiuta nessuno. Non aiuta noi stessi perché viviamo il normale errore come una macchia indelebile quando non è altro invece che un umano passaggio di tutti e non aiuta gli altri che dai nostri errori potrebbero imparare e far si che lo sbaglio non sia stato vano in tutti sensi.

Lo facciamo anche quando una persona non c’è più. “Si nasce tutti belli e si muore tutti buoni”, diceva la mia nonna. A parte che non è vero, credo sia davvero poco utile ricordare solo le cose belle di una persona. Mica per offenderla o denigrarla al momento della sua morte, per carità. Ma a me non darebbe fastidio se il giorno del mio funerale (che spero sia il più lontano possibile, tiè) oltre a dire cose belle si cogliesse l’occasione per dire alle persone che verranno a salutarmi anche di provare a non commettere i miei stessi errori. Non mi sentirei offesa, anzi.

Non su un pulpito, ma su un palco però qualcuno per fortuna ha già pensato di portare i fallimenti in modo da imparare dagli errori propri e altrui.

Si chiamano le FuckUp Nights un movimento globale nato nel 2012 in Messico che ha come scopo quello di organizzare serate a tema in cui i partecipanti possano condividere pubblicamente le loro storie personali di fallimento imprenditoriale.

Durante le FuckUp Nights gli imprenditori hanno infatti qualche minuto di tempo per raccontare la nascita, le vicissitudini e i motivi che hanno portato al fallimento o alla chiusura anticipata della propria azienda. Realizzate solitamente in contesti informali, dove lo scambio tra imprenditori e pubblico è il più possibile bidirezionale, le FuckUp Nights insegnano a imparare dal fallimento, senza aver bisogno di fallire.

«L’idea è nata davanti a un bicchiere di Mescal con altri amici imprenditori– ha raccontato la co-founder di FuckUp Nights, Leticia Gasca al magazine Esquire – Solo quel giorno, per caso, ci siamo resi conto di avere avuto tutti almeno una storia di fallimento alle spalle, e di non averne mai parlato prima. Quello che seguì fu uno degli scambi professionali più intensi che avessimo mai avuto prima. Per questo abbiamo deciso di replicare quel momento, al punto che ora c’è una ‘FuckUp Nights’ in oltre settanta città e ventisei Paesi del mondo». E anche un FuckUp Manifesto, a quanto pare.

Col tempo l’idea cresce, dando vita a eventi internazionali in città come New York, Milano, Istanbul e Lagos: oggi le FuckUp Nights hanno raggiunto più di 200 città in 70 paesi. Questo evento viene festeggiato una volta al mese, tutti i mesi, con una partecipazione di oltre 10.000 persone in tutto il mondo. Parallelamente alle FuckUp Nights è nato anche The Failure Institute, un centro di ricerca che indaga i motivi dei fallimenti imprenditoriali nei vari paesi. Sono già all’attivo due studi che riguardano Messico e Colombia.

Qui trovate i calendari con le date delle prossime FuckUp Nights in tutto il mondo, Italia compresa.

Quindi oggi niente paura sbagliate, fallite a testa alta e condividetelo. Non siete soli. Non sarete mai soli.

Non c’è niente di cui vergognarsi, c’è sempre tutto da imparare.

 

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