Acrostico è una parola dal suono stridente, è vero, ma che può creare situazioni decisamente divertenti. Quando lavoravo da animatore in casa di riposo utilizzavo questo gioco al mattino per rimettere in moto i neuroni miei e degli ospiti. Potete usarlo anche voi, se vi va, mentre state sorseggiando il vostro cappuccio. Prendete un foglietto di carta, se siete al bar va bene anche lo scontrino. Scrivete in verticale le lettere del vostro nome, tipo così:

F

A

B

I

O.

E ora sbizzarritevi a creare dei piccoli componimenti poetici che in qualche modo vi descrivano, che c’entrino con voi, che rispecchino magari un progetto che avete per questa giornata.

Agli ospiti facevo scegliere il nome di qualcuno a cui volevano bene, o qualcuno degli altri nel gruppo, da descrivere o a cui dire qualcosa con questo metodo giocoso.

Il mitico sig. Mario, che aveva superato la novantina da un pezzo, mi sorprese descrivendomi così (metto qui in foto il biglietto originale che ho conservato):

Fare

Anzitutto il

Bene

In pro di

Ognuno.

Poi un collega più concreto e che sognava il riposo sotto l’ombrellone scrisse sempre con Fabio:

Ferie

Arretrate

Bisogna

Inevitabilmente

Onorare.

Questo Buondì iniziatelo così, con il gioco degli acrostici. Siamo così abituati a sentirci chiamare che ormai non diamo più importanza a quel suono che identifica proprio noi. Con questo gioco si può fare un piccolo e divertente lavoro di consapevolezza. Poi proponetelo a colleghi, amici. Verranno fuori frasi simpatiche, non scontate. E con la forza delle parole, guidati dall’intuito, potreste scoprire qualcosa sotto la superficie, che ancora ignoravate, di voi, degli altri.

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