Quando ero piccola, uno dei miei libri preferiti era Il libro di Bullerby di Astrid Lindgren, dove Bullerby è un piccolo villaggio svedese composto da tre case. In queste tre case abitano sei bambini, equamente distribuiti tra maschi e femmine, con le loro famiglie, che fanno cose, tipo andare a scuola, organizzare gite, giocare, litigare, cucinare dolci e soprattutto onorare le feste e le stagioni. A me faceva molto ridere e mi faceva anche molta invidia, soprattutto quando i bambini hanno il permesso di dormire fuori nella notte che segna il passaggio tra la primavera e l’estate, la notte più corta dell’anno, quella del solstizio d’estate. Sono passati parecchi anni dalla mia ultima lettura del romanzo e non mi ricordo bene i dettagli, ma quella festa in cui facevano fuochi e dormivano sul fieno in mezzo ai campi mi è rimasta nel cuore.

(Se volete, qui il film completo in un agile svedese, il link al libro invece lo trovate su)

E l’ho associata alla festa di San Giovanni che si santifica la notte tra il 23 e il 24 giugno, una notte magica di riti pagani per festeggiare la potenza del sole, l’arrivo dell’estate e della la luce (a onor del vero, le giornate da qui in poi cominciano ad accorciarsi, ma vabbè).

È anche la notte delle streghe, si credeva infatti che avvenissero prodigi e meraviglie; per questo motivo veniva acceso un falò e si bruciavano erbe odorose per allontanare folgori, tuoni, demoni e tempeste. I famosi fuochi della famosa notte shakespeariana di mezzaestate.

Secondo gli steineriani, che ai riti e alle festività tengono parecchio: “I fiori così come i fuochi di mezzaestate erano ritenuti in grado di trasferire agli uomini parte dello splendore e del calore del sole che li investiva per un certo periodo di poteri straordinari che consentivano loro di curare le malattie e di smascherare ed evitare tutti i mali che minacciavano la vita dell’uomo“.

Come avevo evinto dai romanzi della Lindgren, anche per gli svedesi è una giornata importante, quasi più del Natale: si addobbano i bei capelli biondi con le corone di fiori, danzano intorno a un palo decorato, cantano a squarciagola bevendo la grappa aromatica svedese e mangiando aringhe marinate, patatine novelle, erba cipollina e panna acida. Se volessimo festeggiare così anche noi, il modo più semplice sarebbe andare al bistrot dell’Ikea.

Un’altra autrice di riferimento nella mia infanzia e adolescenza è stata Bianca Pitzorno, meravigliosa scrittrice sarda, che nell’avventuroso Sulle tracce del tesoro scomparso, ambientato appunto in Sardegna, racconta dei riti notte di San Giovanni: per allontanare il male e le negatività e stringere patti di amicizia che dureranno una vita bisogna prendersi per mano e saltare in mezzo a un falò, rimanendo uniti. Se le mani sono strette anche al di là del fuoco, si è diventati “compari” e “comari” e niente al mondo potrà sciogliere questo legame. Anche i sardi dunque ci tengono.

A Roma San Giovanni è il patrono della città, e qui ha una connotazione molto meno pagana e molto vicina alla religione. Riporto dal sito ufficiale della Capitale: “La festa cominciava la notte della vigilia, la cosiddetta “notte delle streghe”, durante la quale la tradizione voleva che le streghe andassero in giro a catturare le anime. La gente partiva allora da tutti i rioni di Roma, al lume di torce e lanterne, e si concentrava a San Giovanni in Laterano per pregare il santo e per mangiare le lumache nelle osterie e nelle baracche.
Mangiare le lumache, le cui corna rappresentavano discordie e preoccupazioni, significava distruggere le avversità.
La partecipazione popolare era massiccia, si mangiava e si beveva in abbondanza e soprattutto si faceva rumore con trombe, trombette, campanacci, tamburelli e petardi di ogni tipo per impaurire le streghe, affinché non potessero cogliere le erbe utilizzate per i loro incantesimi.
La festa si concludeva all’alba quando il papa si recava a San Giovanni per celebrare la messa, dopo la quale dalla loggia della basilica gettava monete d’oro e d’argento, scatenando così la folla presente”.

 

E Shakespeare:

Sei tu sicuro
che siamo svegli? —
Mi sembra
che ancora dormiamo, sogniamo.
(Sogno di una notte di mezza estate)

Allora godiamo di queste notti magiche sospese tra il sogno e la realtà, usciamo la sera anche solo a fare una passeggiatina digerente, buttiamo un occhio alle stelle, se avete la fortuna di essere in un posto dove si vedono, esprimiamo i nostri desideri, sfruttiamo i poteri straordinari che derivano da questo periodo e prepariamoci all’estate profumata, dove tutto si infiamma, scintilla e risplende, anche i nostri animi, le nostre teste, le pesche, le albicocche e le ciliegie.

 

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