La Svezia è il primo paese al mondo ad aver proposto una legge per limitare fortemente l’esporto di armi verso dittature, paesi autocratici e Stati che non rispettano i diritti umani.

Un accordo tra il governo di sinistra e i quattro partiti di centrodestra dell’opposizione che, nonostante il mercato florido delle armi svedesi (stimato nel 2016  intorno a 1,21 miliardi di dollari), prevede l’introduzione della “clausola di democrazia” nelle norme relative all´export di armi, ovvero una clausola nella quale il rispetto dei diritti umani e la democrazia sono definiti “elementi essenziali” nelle relazioni dell’UE.

Sofie Damm, esperta di politica estera del partito democristiano, obietta che in realtà sarebbe stato ancora meglio introdurre non già severi limiti bensí il bando totale della fornitura di armamenti a dittature. Ma nel compromesso che comunque introduce una prima volta mondiale si è voluto tenere conto anche dell´esigenza di non causare danni eccessivi all´avanzatissima e importante industria militare nazionale, il cui valore nel 2016 era stimato a 1,21 miliardi di dollari. «È un compromesso per non indebolire in modo eccessivo l´industria della Difesa”, ha affermato Hans Wallmark del partito dei Nuovi moderati (centrodestra). «Adesso – ha continuato – abbiamo un quadro legale che si tradurrà in legge e sarà un chiaro segnale alle aziende del comparto, che entro certi limiti e principi precisi l´export è ancora possibile, devono sapere a quali norme attenersi in futuro».

Una prima proposta di legge al mondo di cui tenere conto e, perché no, magari prendere ispirazione.

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