Buongiorno giocatori incalliti tutti, pensate forse ch’io non conosca il vostro vizietto?
Be’ se bazzicate di tanto in tanto su questa pagina, di sicuro vi piace il gioco.

Suvvia lo so che non state pensando al superenalotto piuttosto che ai videopoker o a chissà quali altri marchingegni spenna-polli  possano esistere, ma al nostro gioco, quello di Pollyanna, quello della felicità, ovvero: in una situazione avversa pensare “tanto meglio così, poteva andare peggio” e trovare il lato positivo.

Peraltro, so anche questo, non solo vi giocate, ma supponete pure di far parte di una piccola percentuale della società a farlo: solo voi che avete letto il libro o solo voi che ne avete visto ogni puntata dell’anime sapete farlo!

Per tutti gli altri:

Ebbene la bella notizia di oggi è che la percentuale di cui facciamo parte (sì, ci sono anch’io) è ben più alta di ciò che credete, se anche quel gran musone di Leopardi ci giocava, eh già proprio lui, impelagato tra i suoi splendidi  versi e la sua voglia d’infinito.

“Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo”, scrisse. E come non dargli torto?

Non vi è forse bisogno di una massiccia dose d’audacia per essere felici?
Non bisogna essere fortemente temerari nel rischiare di parer pazzi nel farlo?
Dunque siate follemente felici a dispetto di chi o cosa non vi vorrebbe tali.
Siate razionalmente superficiali e virtuosamente frivoli, siate ilari per un qualsiasi nonnulla e contagiate chiunque con tale vostra ilarità.

Con un sorriso si creano legami e con un sorriso se ne ricuciono. Non vi è linguaggio migliore al mondo e non v’è nessuno che non sappia parlarlo.

Ve lo state chiedendo, vero? Perché citarvi Leopardi? Innanzitutto perché avevo voglia di dimostrarvi come anche il pessimista per eccellenza vi giocasse o non avrebbe scritto tanto. C’è chi gioca a questo gioco incontrando gli amici, chi ballando, chi cucinando e chi scrivendo…

In secondo luogo vi ho scritto di lui perché non mi va che atei o agnostici o non cristiani tutti possano sentirsi in un qualche modo esclusi da un tale svago, difatti il padre di Pollyanna inventò il gioco della felicità, dopo aver contato quante volte nei libri della Bibbia ci venisse offerto l’invito all’esser felici.

Ebbene se qualcuno storcesse il naso al solo pensiero che un tale invito sia di origine religiosa, basterà citare Leopardi ed il gioco è fatto.

No, non è il mio autore preferito Leopardi, potrebbe mai esserlo uno che ha fatto del puntualizzare i motivi di non-gioia al mondo il suo cavallo di battaglia? Eppure, come ho già scritto, vi giocava eccome! “Al contrario”, il più delle volte, così come fan molti, eppure era il suo gioco preferito!

Ma ora vi devo dare la buona colazione poiché, pur non avendomi dato, quelle dolcissime simpaticone della redazione di Pollyanna, un limite di batture entro cui far rientrare questo mio scritto, suppongo si stia dilungando troppo.

Certo, se mi permetteranno ancora di scrivervi, allora vi racconterò di come alcuni abbiamo mal compreso il vero modo in cui giocarci.

E no, ancora no, il giocarci al contrario non è affatto il mio modo preferito di farlo, ma poiché il vederlo e sentirlo fare a molti da anni, m’ha davvero logorata, ora avrei proprio voglia di urlarlo che si stanno sbagliando! E poiché il modo migliore d’urlare, certe volte, è scrivere nel silenzio della propria stanza: eccomi qui!                                                                                                            

                                                                                                                              

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