“Riceverai sempre e solo ciò che dai”

Per molti questa legge del ritorno, questa sorta di matematica karmica dell’universo, è infallibile. Io ci ho sempre creduto sperato e nelle situazioni difficili o complicate ho sempre tentato di comportarmi di conseguenza, ma no. Non ha funzionato un granché. In male, ma anche “in bene” eh. Come quella volta in cui me ne sono restata bella bella in Spagna mentre i miei genitori e mio fratello affrontavano un trasloco perché inseguivo l’amor. Secondo le regole del karma universale avrei dovuto ricevere in cambio almeno, chessò, una rottura improvvisa della lavatrice con conseguente allagamento. O un sacchetto della spesa stracarico che si rompe all’improvviso lungo le scale quando uno è già al proprio piano (in quel caso, il quinto). E invece niente. Loro hanno sgobbato e io mi sono goduta i botellon e l’amor senza ritorsioni di alcun tipo. (Scusate ancora famigghia cara).

Trasmetti positività e riceverai positività; trasmetti negatività e riceverai negatività. Dai positività e riceverai una vita piena di cose positive; dai negatività e riceverai una vita piena di cose negative. Ecco l’altro mantra che ripetono saggi di ogni sorta, per indicare la giusta interpretazione di questa legge del ritorno nel labirinto del destino. Ora, lungi da me, che ho aperto un blog che si chiama Pollyanna, negare gli effetti benefici di questo suggerimento. Ma non basta sorridere per far sì che la vita ti sorrida. Bisogna scegliere di sorridere, che non sembra, ma è profondamente diverso.

Ma insomma, tra i sorrisi e le scelte fatte e da fare giuste e sbagliate nella vita c’è davvero una inevitabile legge del ritorno?.

Sì, c’è, ma non è il karma a tornare indietro. Sono le cose che ci piacciono davvero. I nostri desideri più profondi. Loro sì che tornano sempre. SEMPRE. Possiamo anche giocare a nascondino, ma le cose che contano prima o poi smettono di contare (come a nascondino) e ci vengono a stanare. Ti si ripropongono come la peperonata (elegante espressione labronica che amo) e non puoi proprio fare finta di niente.

Certo, se siamo chiusi in casa durante una pandemia è più semplice farsi stanare, ma posso assicurare che il boomerang della nostra indole potrebbe trovarci anche in mezzo a una folla in corsa. E anche lì, per fortuna, ci colpirebbe belli belli in fronte per farci ricordare quanto siamo sciocchi a volte a confondere le priorità, a negarci anche solo di provare a fare ciò che ci rende felici.

Torniamo a coltivare le nostre vere passioni, quelle che abbiamo lanciato nel mondo e che a un certo punto del gioco della vita abbiamo pensato di aver perso, di aver lanciato troppo lontano o di averle fatte incastrare troppo in alto. Lasciamoci colpire e seguiamo il ritrovato istinto a prenderci cura di ciò che è importante per noi.

N O I, una parola che durante una pandemia, dal greco pan-demos, “tutto il popolo”, riprende tutta la sua forza, senza limiti.

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