L’Irlanda sarà il primo paese al mondo a dire addio totalmente agli investimenti pubblici in fonti fossili.

Nemmeno un euro del fondo sovrano del paese andrà più a finanziare carbone, petrolio e gas naturale. È quanto prevede il Fossil Fuel Divestment Bill 2016, che è stato approvato dal parlamento di Dublino il 26 gennaio 2017 e che adesso aspetta l’approvazione definitiva da parte degli enti di vigilanza sulle finanze statali che arriverà tra qualche settimana.

Una notizia bellissima, un segnale importante dell’isola verde d’Europa, che dimostra così la sua seria intenzione di tenere fede agli Accordi di Parigi.

La transizione verso un’economia low carbon sta avvenendo, non c’è dubbio, perché le notizie di Stati che iniziano a voltare le spalle alle fonti fossili sono in aumento

L’Irlanda per esempio si prepara a fare meglio della Norvegia che nel 2015 aveva deciso di abbandonare tutti gli investimenti nel carbone del suo fondo sovrano. Il fondo di Oslo è il più grande del mondo, vale complessivamente 900 miliardi di dollari e rappresenta uno dei 10 più importanti investitori nel settore.

Da non dimenticare la Svezia che nel 2020 lavorerà, produrrà, viaggerà, esporterà, svolgerà insomma qualsiasi attività per cui è necessario consumare energia, senza più usare i carburanti fossili. Non solo parole, qui potete trovare cosa dice il piano operativo del governo. Stoccolma dispone ancora di almeno otto centrali nucleari ma le vuol spegnere in fretta, sia perché sono vecchie sia per liberarsi da ogni rischio di panne o incidente dopo le esperienze tragiche in Urss e Giappone e i guasti continui in Francia.

E se la Svezia partiva già avvantaggiata (già produce da tempo due terzi dell’elettricità con fonti rinnovabili) di certo non è da meno la Danimarca, quidove a Copenhagen è stato adottato un Piano Clima con scadenza per il 2025 che potete scoprire qui . Il piano include progetti per l’approvvigionamento di energia da
fonti rinnovabili, in particolare dalla tecnologia eolica e una progettazione urbana sostenibile. E una promessa: nel 2025 la capitale danese sarà una città a zero emissioni di CO2.

Pensate che le buone notizie di energia verde riguardino solo il freddo nord? Vi sbagliate. Il Costa Rica continua a tenere alta la bandiera delle green energy. Quello che era inizialmente l’incredibile record di un mese, è divenuto il primato di quasi un anno: per 250 giorni del 2016 il paese ha fatto affidamento solo sulle fonti rinnovabili.

E in Italia? Non solo le energie rinnovabili sono diffuse ormai nel 100% dei Comuni italiani, ma il nostro paese conquista il primo posto nel mondo per il solare. E il contributo ai consumi elettrici schizza al 40%. Se vi interessa potete vedere quali sono le Regioni più virtuose in questa mappa.

Ciò che però manca ancora (e sembra andato perduto) è il famoso Green Act annunciato dal premier Renzi nel gennaio 2015 e poi sparito dai radar.  Fiscalità ambientale, economia circolare, rinnovabili, mobilità: questi erano i temi elencati in maniera generale. Il solo annuncio bastò a mobilitare speranze e proposte concrete da parte degli ambientalisti italiani, desiderosi di poter contribuire alla riconversione ecologica del Paese. Legambiente dettagliò alla Camera addirittura 11 temi predisposti per indirizzare i lavori.  E poi è arrivato il silenzio. Il governo nel frattempo è cambiato, ma questo non vuol dire che non possiamo comunque far arrivare il nostro messaggio e le nostre priorità.

È ora di cambiare abitudini e stili di vita per contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, non c’è più tempo per esitare. Occorre sbarazzarsi delle fonti fossili, preferire la bicicletta all’auto, o magari acquistare un’auto elettrica o usare il car sharing. E chi crede fermamente che la lotta si possa vincere proprio anche grazie a piccole azioni sta facendo la differenza. 

 

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