Se la mattina per voi svegliarsi è un incubo, non peggiorate le cose.
Non indulgete. Alzatevi. Uscite dal quel maledetto letto. Fatelo ora.
Abbandonate quel piumino. Non lasciatevi irretire dalla sua avvolgente morbidezza, non lasciatevi tentare dal suo voluttuoso calore.

Ma soprattutto, non premete quel bottone.
È una trappola.

Si chiama Snooze Button Syndrome e chi ne soffre sa di cosa parlo. È quel gesto, spesso arrabbiato, frustrato, disperato, con cui postponiamo il nostro risveglio di dieci minuti.

Non ve lo devo dire io, ci sono un milione di articoli in rete, e poi ve ne siete già accorti da soli che non fa bene, non vi rende più riposati e la giornata parte con livore e rimpianto per quello che non è stato.

Ora io lo so bene, credetemi, quanto sia confortante crogiolarsi, ma so anche quello che non volete ammetterlo ma già sapete e cioè che se non vi alzate ve ne pentirete amaramente.
E questa resistenza al risveglio ha a che fare con qualcosa di inconscio, qualcosa di recondito, insicurezze ataviche, un inconfessato horror vacui.

È la paura di fare, che poi è la paura di sbagliare. E allora piuttosto che sbagliare io me ne sto a letto. Ancora dieci minuti. Perché non sono pronto.

Non è vero. Sei pronto. Alzati e vai. Alzati e vai a fallire. Ora. Perché l’errore non esiste.
E non lo dico io, lo dice Miles Davis: “Do not fear mistakes – there are none”.
Perché devi fallire meglio, e quello invece lo dice Beckett.
Perché non c’è provare, c’è solo fare o non fare, lo dice Yoda.

Alzatevi e andate a sbagliare.
Piuttosto che procrastinare, iniziate. Fate le cose male. Iniziate male, ma iniziate. Poi farete meglio. O forse no, non farete meglio, ma non importa, perché nel frattempo state vivendo.

Se poi svegliarsi continua ad essere un problema grazie al cielo la tecnologia ci viene incontro:

E se neanche la sveglia rotante è sufficiente potete provare il livello successivo, la tortura medievale:

Oppure potete pensare ad utilizzi creativi della sveglia come hanno fatto Iva Bittova e Pavel Fajt nel documentario di Nicolas Humbert e Werner Pezel  Step Across the Border che documenta le improvvisazioni musicali-rumorali (se mi permettete il neologismo) di Fred Frith in giro per il mondo.

Se si può fare una canzone d’amore con una sveglia, allora significa che davvero, davvero, tutto è possibile e che sarà una bellissima giornata. E che vale la pena svegliarsi subito.

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