Albero di Natale, quale comprare: vero o finto?

Ce chi lo ha già fatto e chi ancora si sta arrovellando sul grande dibattito: albero di Natale vero o finto?
Quando ero piccola, nei ridenti anni ’80, circolava la voce che, come non si dovevano raccogliere i fiori nei prati, non si dovevano nemmeno raccogliere gli abeti nei boschi. L’immaginario collettivo vedeva un nerboruto boscaiolo senza cuore e armato di accetta che andava a disboscare le foreste di conifere.
Molto meglio un alberello finto, che anno dopo anno era sempre più spelacchiato e appiccicato, ma almeno non devastava la taiga.
E invece, con questa sete di conoscenza che ci ha preso nel post-Pollyanna, ci siamo informate e abbiamo scoperto che:

molto meglio l’albero vero.

Innanzitutto non vengono disboscate foreste, ma gli abeti vivi destinati all’addobbo natalizio vengono coltivati in vivai, esattamente come tutte le piante che abbiamo nelle nostre case, terrazzi e balconi. Sono dunque piante corredate di radici che volendo si possono interrare o tenere con cura sul balcone. Soprattutto, sono una fonte di reddito per vivaisti montanari, portano quindi economia alla filiera produttiva laddove spesso non si può fare altro, e sarebbe ancora meglio se li acquistassimo nei vivai locali. Non km0, ma quasi. E siccome l’offerta dipende dalla domanda, più alberi si acquistano, più alberi vengono piantati per assicurare approvvigionamento.
Viceversa gli alberi finti sono composti di petrolati e made in China: inquinano e inquina anche trasportarli qui.
Gli alberi veri assorbono anidride carbonica e rilasciano ossigeno, fanno bene.
Gli alberi finti vengono utilizzati per qualche anno e poi vengono gettati nelle discariche, e il loro smaltimento non fa bene; perché una pianta finta sia più ecologica di quella vera, deve compiere almeno 20 Natali. Non succede quasi mai.
Non da ultimo, l’albero finto è polveroso e puzza, l’albero vero profuma e sprigiona oli essenziali.

E tutto questo non ce lo racconta un elfo di Babbo Natale, ma il professor Francesco Ferrini, docente all’Università di Firenze e uno dei massimi esperti italiani in patrimonio arboreo. E non è il solo. Tutti gli esperti del settore si schierano dalla parte dell’albero vero: da Coldiretti a Pfec il Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale. Un’alleanza internazionale fra proprietari forestali, industriali del legno, artigiani e consumatori, per la gestione sostenibile delle foreste. Tutti insieme nel ripetere a gran voce: in difesa delle foreste e dell’ecosostenibilità la prima regola è evitare l’albero di Natale di plastica. La seconda regola è quella di leggere sempre l’etichetta in modo da scegliere alberi di Natale italiani, non solo così sosteniamo i produttori locali ma inquiniamo molto molto meno rispetto a un abete che deve attraversare mezzo mondo per arrivare fino a noi. Secondo Pefc Italia, bisogna tenere conto anche dell’età dell’albero: più è giovane e piccolo, più avrà la possibilità di essere gestito senza problemi e di sopravvivere anche dopo il Natale.

E dopo l’Epifania? A parere di Pefc Italia, la scelta migliore consiste nel sistemare l’abete nel giardino di casa. Se ciò non è possibile, sarà necessario verificare al momento dell’acquisto che l’albero sia adatto ad essere destinato al rimboschimento. Altrimenti ricordiamo che i vecchi alberi possono essere recuperati, riciclati o compostati, al contrario dei finti alberi di plastica che inquinano molto di più anche nel momento dello smaltimento.

Se ancora non l’avete fatto, dunque, correte a comprare un albero di Natale. E che sia vero.

(Foto cover di Annie Spratt)

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