Al Referendum Costituzionale ha vinto il No e Renzi si è dimesso e presto avremo il 64esimo governo in 70 anni.
Bene fin qui ci siamo tutti. Certo, ognuno c’è arrivato a suo modo e ognuno ha la propria opinione, ma quello che interessa a Pollyanna non è dare un giudizio, piuttosto, come sempre, fare un po’ di chiarezza in modo che tutti possano formarsi una propria idea senza dover ricorrere a frasi fatte e soprattutto senza dovere incappare in slogan populisti lanciati a caso.
Uno dei punti chiave adesso è capire quando andremo alle urne e con che legge elettorale. Ed ecco a voi un po’ di storia italiana tra sistema proporzionale e sistema maggioritario.
Sistema proporzionale vs Sistema maggioritario.
Partiamo dalle basi per entrare nel particolare tutto italiano, perché quando decidiamo di volerci distinguere sappiamo farlo bene, non c’è che dire.
Il sistema elettorale (in una democrazia parlamentare come la nostra, in cui si eleggono direttamente i parlamentari, ma non il Presidente del Consiglio o della Repubblica) è il modo con cui i voti espressi dagli elettori si traducono in rappresentanza parlamentare: cioè nel numero di parlamentari assegnati a ogni partito o coalizione politica.
Sistema proporzionale
Con questo sistema elettorale i seggi vengono assegnati in base ai consensi, volendo fare un esempio banale, se otteniamo il 50% dei voti, otteniamo il 50% dei seggi. Un sistema dunque che si limita a fotografare l’elettorato e lo traduce in seggi parlamentari senza distorsioni. Il proporzionale quindi, potenzialmente, potrebbe far entrare tutti gli schieramenti politici nel parlamento, anche chi ha ricevuto l’1% dei voti, garantendo quindi un’ampia rappresentatività, ma potrebbe comportare anche un’ampia frammentazione del Paese, con una conseguente difficoltà decisionale ed un rallentamento delle funzioni politiche. È più facile infatti decidere in cinque, piuttosto che in 25, anche se in questa maniera tutti verrebbero rappresentati, tutti avrebbero una voce. Per far fronte a questo problema della frammentazione, nel sistema proporzionale è stata introdotta la famosa soglia di sbarramento che, come dice la parola stessa, è una soglia di sicurezza che permette l’entrata al Parlamento solamente a chi ha ricevuto ad esempio più del 2% di voti.
Sistema maggioritario
I sistemi maggioritari sono di diversi tipi. La cosa importante da notare è che la parola maggioritario non si riferisce al premio di maggioranza in Parlamento. Significa invece che il principio del sistema è che chi prende anche solo un voto in più ottiene l’elezione (non la maggioranza!). Dunque una legge elettorale è maggioritaria quando all’interno di collegi si presentano diversi candidati, e l’elettore è chiamato a sceglierne uno solo. Chi vince, sarà eletto in Parlamento. Si può decidere se per eleggere un candidato è sufficiente che questi ottenga la maggioranza relativa, o se invece, se nessuno supera il 50% + 1 dei voti, è necessario un ballottaggio, un secondo voto tra i primi due candidati più votati, affinché l’eletto sia legittimato da una maggioranza assoluta. Il maggioritario viene spesso preferito perché crea maggioranze parlamentari più stabile; riduce la frammentazione dei partiti; stabilisce una relazione diretta tra elettori e rappresentanti.
Le leggi elettorali in Italia
Spiegati in linea generale i due sistemi elettorali eccoci arrivati alla storia italiana. Sappiate che il dibattito sulla legge elettorale va avanti da circa trent’anni, vediamo i diversi passaggi:
- dal 1946 al 1993 – i primi cinquant’anni della storia italiana – si è votato sempre con lo stesso sistema: sistema proporzionale puro, ovvero dove la percentuale di parlamentari coincide più o meno con il numero di voti ricevuti alle elezioni.
- Dal 1993 al 2005 c’è stato il Mattarellum messo a punto da Sergio Mattarella e attuata in seguito al referendum del 18 aprile 1993, è un sistema elettorale misto. Il Mattarellum prevede :
- maggioritario uninominale a turno unico per i tre quarti dei seggi del Senato e i tre quarti dei seggi della Camera;
- ripescaggio proporzionale dei più votati fra i candidati non eletti per l’assegnazione del rimanente 25% dei seggi del Senato;
- proporzionale con liste bloccate e soglia di sbarramento al 4% per il rimanente 25% dei seggi della Camera.
- Dal 2005 è arrivato il ben noto Porcellum definito legge “porcata” dal suo stesso ideatore, l’ex ministro Roberto Calderoli. La legge fino all’intervento della Corte Costituzionale – vi spiegheremo il perché – era un sistema proporzionale con premio di maggioranza e liste bloccate che ha disciplinato l’elezione nel 2006, 2008 e 2013. Con le liste bloccate in sostanza l’elettore non sceglieva direttamente i candidati che erano eletti secondo l’ordine di presentazione in base ai seggi ottenuti dalla singola lista. L’elezione dei parlamentari dipendeva quindi completamente dalle scelte e dalle graduatorie stabilite dai partiti. Una legge complicata che ha fatto discutere per anni i cui punti della discordia sono stati principalmente lo spropositato premio di maggioranza assegnato al partito vincitore e proprio l’impossibilità dell’elettore di esprimere le proprie preferenze a causa delle liste bloccate. Nel 2009 si tennero addirittura tre referendum abrogativi, tesi a modificare tale legge in più punti che non raggiunsero però il quorum. Nel 2013 dopo una campagna elettorale al vetriolo con al centro, come uno degli argomenti cardine, proprio la legge Porcellum, la Corte costituzionale ha infine dichiarato la legge incostituzionale in riferimento al premio di maggioranza e all’impossibilità per l’elettore di fornire una preferenza. Ed ecco dunque che si arriva al Consultellum e all’Italicum.